In diverse religioni, la confessione è una pratica che consiste nel riconoscimento dei propri peccati o errori. Essa avviene in modo diverso a seconda della tradizione religiosa. La confessione dei peccati si può spiegare e capire psicologicamente, ma è altra cosa dal viverla nell’ambito della preghiera, illuminati dalla Parola di Dio.

Nella Bibbia la confessione è un mezzo per rimanere umili, per riconoscere le proprie colpe e ottenere da Dio il perdono. Nella religione cristiana cattolica è un sacramento (= segno efficace della Grazia, cioè della vita di Dio nelle persone che lo cercano e lo pregano) e viene chiamato sacramento della penitenza o della riconciliazione, è uno dei sette sacramenti.

Pur subendo tante trasformazioni nei secoli, il sacramento della riconciliazione non perde il suo valore per coloro che vogliono davvero fare una profonda esperienza della Misericordia di Dio. “Confessiamo la fiducia” in Dio, e veniamo guariti dalle nostre superficialità: noi confessiamo di credere nel perdono di Dio, nel suo Amore che non viene mai meno. Era altra cosa nel passato, equiparata ad una penitenza, legata al dolore ed alla penitenza anche fisica, più che alla gioia riconoscente per il perdono immeritato di Dio Padre (anticamente veniva ammessa anche la confessione pubblica dei peccati).

Nel recente viaggio di papa Francesco in Iraq, riprendendo la testimonianza di una signora, Doha Sabah Abdallah, il pontefice ha detto che il perdono è necessario da parte di coloro che sono sopravvissuti agli attacchi terroristici. Egli ha quindi affermato che il perdono è necessario per rimanere nell’amore e per rimanere cristiani, per cui serve il coraggio di lottare. “Quando vado a confessarmi è per guarirmi, per curarmi l’anima. Per uscire con più salute spirituale. Per passare dalla miseria alla misericordia. E al centro della Confessione ci sono non i peccati che diciamo, ma l’amore divino che riceviamo e di cui abbiamo sempre bisogno. Il centro della Confessione è Gesù che ci aspetta, ci ascolta e ci perdona. Ricordatelo: nel cuore di Dio ci siamo noi prima dei nostri errori”.

Un dono grande dunque per uscire dal vortice della nostra insufficienza, per non disperare, perché la santità è la chiamata che Dio fa a tutti (“santo” è colui/colei che vive nell’amore di Dio, non l’uomo/la donna perfetto/a!), è il riconoscere che, se cerco Dio, Lui si avvicina a me e mi sostiene; riconciliato con Lui e con i fratelli, non posso che vivere da figlio riconoscente!

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