Firenze come un porto di dialogo apre le porte ad un doppio evento di carattere storico: la seconda edizione del convegno “Mediterraneo frontiera di pace” promosso dalla Cei, a cui partecipano 60 vescovi provenienti da 20 Paesi affacciati sul Mare Nostrum, e il primo “Forum dei sindaci del Mediterraneo” convocato dal sindaco fiorentino Dario Nardella, con la presenza di 65 delegati, esperti e ospiti internazionali. L’appuntamento prende il via in un momento di forti tensioni internazionali che lasciano in bilico il mondo tra la guerra e la pace, e si concluderà domenica 27 febbraio con la celebrazione eucaristica di papa Francesco nella Basilica di Santa Croce.

Nelle giornate fiorentine, profezia avverata del “sindaco santo” Giorgio La Pira, molte voci si confronteranno in uno stile di dialogo di carattere sinodale, raccogliendo il filo del dialogo lasciato aperto dal primo incontro tenutosi a Bari nel febbraio 2020. Dopo due anni in cui il mondo è stato profondamente segnato dagli effetti della pandemia, i vescovi delle Chiese mediterranee tornano ad incontrarsi per cercare legami di pace «in un contesto così drammatico come quello che stiamo vivendo» come ha sottolineato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nella sua prolusione di apertura dell’incontro svoltosi nell’antico Convento domenicano di Santa Maria Novella a cui hanno partecipato il sindaco della città, Dario Nardella, e monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e vice presidente Cei.

 

Bassetti: la profezia di La Pira

«Mentre soffiano inquietanti venti di guerra dall’Ucraina – ha detto monsignor Bassetti – gli Stati non sembrano avere la forza, a fronte dell’eventuale buona volontà dei loro leader, di superare il meccanismo strutturato dai rapporti di forza. I nostri popoli, le nostre città e le nostre comunità religiose, invece, possono svolgere un ruolo straordinario: possono spingerli verso un orizzonte di pace e di fraternità: le città bombardate e saccheggiate gridano anche oggi che non vogliono più sopportare e accettare le guerre degli Stati».

Vivere le ricchezze e le tradizioni del Mediterraneo è possibile solo attraverso «l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, il dialogo con chi non professa alcuna religione» collaborando «per la costruzione della pace, della giustizia, per la lotta alle nefaste conseguenze del cambiamento climatico».

Ricordando David Sassoli, presente all’incontro di Bari, il presidente della Cei ha ripetuto le sue parole sui rapporti euromediterranei da ricostruire «in un momento di forti contrasti nell’area del Mediterraneo. E quanta idea politica contiene la spinta ad una ricomposizione dei conflitti presenti, in un quadrante geografico che rappresenta per noi il nostro spazio vitale».

 

Il ruolo dei sindaci

La particolarità delle giornate mediterranee di Firenze è che si ritrovino non solo i vescovi ma anche i sindaci: i primi porteranno quelli che sono gli effetti dell’annuncio del Vangelo, i secondi parleranno della situazione concreta dei popoli che rappresentano. Dario Nardella, sindaco di Firenze, ha sottolineato nel suo intervento la vocazione internazionale del progetto di La Pira, soprattutto guardando alle problematiche che si incrociano nel Mediterraneo di oggi, pensando «alle guerre, alle crisi economiche, ai cambiamenti climatici, ai morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Dobbiamo chiedere all’Europa di essere presente, forte, attenta molto più di quanto non sia stata finora». Toccherà a chi gestisce i territori «parlare di questi temi: la pace, la cultura. E’ il compito di tutti i sindaci che si sono dati appuntamento a Firenze. Progettiamo ponti, unire le città significa unire i Paesi».

 

Draghi: grazie all’opera della Chiesa

«Siamo qui a ragionare sui nostri diritti e doveri come cittadini del Mediterraneo, perché sia un laboratorio di pace, tolleranza, prosperità, al centro dell’Europa. Dobbiamo riferirci soprattutto ai giovani: la loro proporzione sul totale della popolazione in Medio Oriente e nel Nord Africa è circa il doppio rispetto alla media dell’Unione Europea. Tuttavia Il tasso di disoccupazione giovanile nella regione è il più alto al mondo e in alcuni Paesi supera il 40% per le ragazze. Occuparsi del Mediterraneo, vuol dire prima di tutto occuparsi delle nuove generazioni per investire nella scuola, nella formazione e creare le condizioni per investimenti e posti di lavoro». Occorre superare con politiche mirate la mancanza di opportunità lavorative e le instabilità politiche che spingono alle migrazioni, un fenomeno, ha detto il presidente Draghi, che «porta con sé enormi rischi per chi arriva in Europa dal Nord Africa o dai Balcani. E che rappresenta un problema per i Paesi di origine, che perdono energie vitali, e per i Paesi di arrivo, che spesso faticano a integrare i nuovi arrivi, ad accoglierli con dignità».

In questo compito le autorità religiose «svolgono un ruolo fondamentale. Avvertiamo la necessità della vostra opera di bene, dell’educazione all’amore, che rappresenta l’essenza della fede. L’amore per sé stessi, senza cui viene meno il rispetto della dignità umana. L’amore per la propria cultura, che non ammette l’intolleranza, ma è stimolo alla curiosità. L’amore per la propria comunità, che si esprime nella solidarietà e la cura per gli altri. La cultura del dialogo e della fratellanza si ricerca anche nella tutela delle minoranze religiose, che ancora oggi incontrano limiti alla libertà di culto, anche nel Mediterraneo. Le comunità cristiane e religiose offrono molti esempi di amicizia, fraternità e apertura nei confronti delle altre fedi monoteiste».

L’impegno per la pace è quanto mai importante oggi: «Gli eventi in Ucraina ci portano a ribadire che le prevaricazioni e i soprusi non devono essere tollerati. Avete scelto di mettere la vostra spiritualità, la vostra profondità di pensiero, al servizio dei più deboli. Possa il vostro messaggio di pace diventare anche il nostro e risuonare forte laddove si cerca lo scontro e si rischia la guerra».

 

Comunità cristiane nelle città

Il tema delle città e della cittadinanza è quello che apre ad uno scambio diretto di opinioni ed esperienze, come ha detto monsignor Antonino Raspanti, vice presidente Cei, che ha sottolineato come «la situazione delle Chiese in Europa sia simile a quella storicamente minoritaria di altri Paesi del Mediterraneo. Intendo dire che non si può più rispondere alla situazione europea qualitativamente nuova con una strategia di ricristianizzazione o di conservazione e contenimento».

Occasione storica e straordinaria sono dunque questi incontri che avvengono nel solco della «della sinodalità che favorisce in noi la consapevolezza e realizza la dinamica di una nuova genesi della Chiesa». Anche le comunità cristiane inserite in contesti di diverse religioni, devono sentirsi parte di una “Chiesa in uscita” capace di vivere in una dimensione di missione, di dialogo e di ascolto nello spirito della Fratelli Tutti di papa Francesco.