C’è una rete di migliaia di benefattori in tutto il mondo, di cui fanno parte anche molti fedeli italiani, che da 133 anni sostiene la formazione del clero delle terre di missione.

Questi “padrini” e “madrine”, come li definì papa Giovanni Paolo II durante un’udienza speciale che concesse loro il 9 marzo 1996, offrono preghiere e risparmi per assicurare futuri preti alle giovani Chiese sorelle di Africa, Asia, America e Oceania.

Tale rete di solidarietà è la Pontificia Opera di San Pietro Apostolo (Pospa), la cui storia risale a quando monsignor Jules-Alphonse Cousin, vicario apostolico del Giappone meridionale dal 1855, poi vescovo di Nagasaki dal 1891, si trova forzato a rimandare a casa alcuni giovani che hanno chiari segni di vocazione sacerdotale, poiché non ha le risorse per farli studiare. Indirizzato da una benefattrice, si rivolgerà alle signore Jeanne e Stephanie Bigard con una lettera scritta il 1° giugno 1889, che sarà il punto di partenza della fondazione dell’Opera di San Pietro apostolo. Per le due donne francesi, questa richiesta suona come una vera e propria chiamata: dare la possibilità, ai seminaristi delle giovani Chiese in difficoltà di mezzi, di studiare, formarsi e consacrarsi a Dio.

Quest’opera è diventata una vera e propria missione per tutti quei cattolici che riconoscono l’importanza della presenza del clero locale in ogni luogo del mondo. Infatti, «senza sacerdoti – ricordava papa Giovanni Paolo II ai benefattori della Pospa – la Chiesa non potrebbe vivere quella fondamentale obbedienza che è al cuore stesso della sua esistenza e della sua missione nella storia: annunciare il Vangelo e rinnovare ogni giorno il sacrificio del suo corpo dato e del suo sangue versato per la vita del mondo».

Impegnati a Roma nella primavera scorsa per un corso dedicato ai rettori dei Seminari sostenuti dalla Pospa, alcuni hanno fatto tappa nella sede della Fondazione Missio e qui hanno avuto modo di incontrare la direzione e il segretariato della Pospa. Con l’occasione hanno anche descritto sinteticamente qual è la realtà in cui si trovano a vivere quotidianamente.

Tra questi ha preso la parola padre Richard Britto, rettore del Seminario maggiore di Saint Peter a Bangalore, nello Stato del Karnataka (Sud-Ovest dell’India).

Fondato nel 1778 dalle Missioni Estere di Parigi, il Seminario oggi ospita 162 seminaristi, ma ha anche un istituto collaterale con 400 studenti.

«I seminaristi – racconta padre Britto – arrivano da 48 diocesi dell’India e provengono da tutte le parti del Paese. La maggioranza arriva dalle zone rurali. I formatori sono 34, con un programma che prevede, oltre allo studio delle materie canoniche, attività di impegno con poveri, migranti, orfani, anziani che vivono per strada, senza famiglia: andiamo a trovarli due volte a settimana e diamo loro cibo e vestiti. L’obiettivo formativo di questi impegni è quello di aiutare i seminaristi a vivere uno spirito di carità, conoscendo da vicino la sofferenza dei più poveri».

Certamente senza l’aiuto dei benefattori della Pospa, non solo il mantenimento dei seminaristi sarebbe impossibile, ma anche qualsiasi tipo di proposta formativa che viene offerta loro. Per questo padre Britto ha ringraziato più volte per il sostegno ricevuto.

 

(Nella foto di apertura: il Saint Peter Seminary di Bangalore da stpeters.org.in)