In Siria la linea rossa sull’uso delle armi chimiche «è stata superata anni fa», ma «non può certo bastare la cosiddetta “missione riuscita“» di Donald Trump ed alleati a fermare il conflitto.

A dirlo, nel corso di un incontro al Centro Studi Americani oggi in via Caetani a Roma, è Vincenzo Amendola, Sottosegretario agli Esteri con delega alla Cooperazione allo Sviluppo.

«Mi sorprende che ci si sorprenda (dell’attacco di venerdì notte sui tre siti di stoccaggio delle armi in Siria ndr.) – ha spiegato – questo si chiama potere di deterrenza e non è nuovo».

«E’ dal 2013 che si discute del superamento della cosiddetta linea rossa da parte del regime di Assad – ha aggiunto – e che si accertano violazioni dei diritti umani e l’uso di armi chimiche. In Siria la guerra va avanti da sette anni, e in questi anni non si è mai fermata, non si potrà fermare certo oggi con una escalation militare».

Eppure «il percorso negoziale in sede Onu è stato bloccato, come confermato da Staffan De Mistura», ha chiarito Amendola, spiegando che in realtà in tutta la zona MENA (Middle East and North Africa), il cui centro nevralgico è rappresentato appunto dalla Siria, servirebbe «un percorso comune, un’azione preventiva e concertata dei conflitti, attraverso una nuova architettura multilaterale, dove ogni attore regionale e internazionale, compresa l’Unione Europea, si assumano le proprie responsabilità».

Alla nostra domanda sulla possibilità che si faccia ricorso al Tribunale Penale Internazionale de l’Aja per Assad, Amendola ha detto di non escluderlo, ma ha aggiunto: «non lo so» se è tecnicamente fattibile.

Questa proposta è stata avanzata dal Partito Radicale e anche da esponenti del Pd. Il viceministro dell’attuale governo Gentiloni ha detto che la linea tracciata in politica estera dovrebbe basarsi sempre più «in Medio Oriente su tre vettori: la centralità del Mediterraneo, una rinnovata costruzione europea e infine un nuovo vincolo Transatlantico».