«Sono giunte in queste ultime settimane» notizie di «naufragi di barconi carichi di migranti nelle acque del Mediterraneo», ha detto ieri papa Francesco in occasione della recita del tradizionale Angelus, esprimendo il suo dolore di fronte a queste tragedie. Egli ha inoltre lanciato «un accorato appello affinché la comunità internazionale agisca con decisione e prontezza onde evitare che simili tragedie si ripetano».

Davanti ad una folla di circa 25 mila fedeli e pellegrini presenti in Piazza San Pietro, papa Bergoglio ha chiesto alle istituzioni di «garantire la sicurezza, il rispetto dei diritti e la dignità di tutti». Poco prima della recita dell’orazione mariana, il pontefice aveva commentato il Vangelo della liturgia domenicale (sedicesima domenica per annum, B, Marco 6,30-34), quando Gesù tenta inutilmente di portare i suoi apostoli a riposare “un po’”, ma vengono raggiunti dalla folla e Gesù di mette a “insegnare loro molte cose”. «Lo stesso – ha detto papa Francesco, nella sintesi diffusa dall’agenzia Asianews – può accadere anche oggi. A volte non riusciamo a realizzare i nostri progetti, perché sopraggiunge un imprevisto urgente che scombina i nostri programmi e richiede flessibilità e disponibilità alle necessità degli altri». Nella sua esegesi, papa Bergoglio ha invitato i presenti a riflettere sul senso e sul significato di tre verbi presenti nel brano del Vangelo: vedere, avere compassione e insegnare, che ha definito «i verbi del Pastore». «Lo sguardo di Gesù – ha spiegato – non è uno sguardo neutro o, peggio, freddo e distaccato, perché Gesù guarda sempre con gli occhi del cuore. E il suo cuore è così tenero e pieno di compassione, che sa cogliere i bisogni anche più nascosti delle persone. Inoltre, la sua compassione non indica semplicemente una reazione emotiva di fronte ad una situazione di disagio della gente, ma è molto di più: è l’attitudine e la predisposizione di Dio verso l’uomo e la sua storia. Gesù appare come la realizzazione della sollecitudine e della premura di Dio per il suo popolo».

Il papa ha poi proseguito rilevando che «Dato che Gesù si è commosso nel vedere tutta quella gente bisognosa di guida e di aiuto, ci aspetteremmo che Egli si mettesse ora ad operare qualche miracolo. Invece, si mise a insegnare loro molte cose. Ecco il primo pane che il Messia offre alla folla affamata e smarrita: il pane della Parola. Tutti noi abbiamo bisogno della parola di verità, che ci guidi e illumini il cammino. Senza la verità, che è Cristo stesso, non è possibile trovare il giusto orientamento della vita. Quando ci si allontana da Gesù e dal suo amore, ci si perde e l’esistenza si trasforma in delusione e insoddisfazione. Con Gesù al fianco si può procedere con sicurezza, si possono superare le prove, si progredisce nell’amore verso Dio e verso il prossimo. Gesù si è fatto dono per gli altri, divenendo così modello di amore e di servizio per ciascuno di noi».

Lungi da ogni retorica, quella papa Francesco è stata una lezione di umanità, ispirata dal Vangelo, sulla quale tutti dovremmo riflettere per rendere maggiormente efficace la nostra animazione missionaria.