Carissimi amici,

La settimana scorsa la diocesi ha vissuto un momento molto intenso di riflessione e testimonianza, nella Caminata della Pace, che ogni anno raduna moltissima gente delle diverse parrocchie insieme alle scuole e alle istituzioni pubbliche, per denunciare la violenza barbara di cui siamo quotidianamente vittime (nel 2017 più di duecento omicidi nel territorio diocesano) e la cultura della vendetta familiare, radicata profondamente nel cuore di questo popolo. Quest’anno hanno partecipato quasi mille giovani studenti, coordinati dalla Pastorale Diocesana dell’Educazione per una Cultura di Pace, che da molti anni lavora con i professori e gli alunni per instillare nelle nuove generazioni i valori di tolleranza, impegno e rispetto della vita. È un lavoro che ha già dato molti frutti, lungo questi anni, ma che, come è facile immaginare, non può mai dirsi concluso.

Tornando a girare con la mia macchinetta, ho trovato la campagna molto inaridita e desolata, a causa della siccità prolungata che non accenna a diminuire. Se a questo aggiungete la pesante crisi economica generale del Brasile, le politiche esclusive e sciagurate dell’attuale governo, insieme alla sfacciata e vergognosa corruzione impunita dei massimi livelli del potere, aumenta in modo esponenziale il senso di frustrazione e impotenza della maggior parte della popolazione. La chiesa brasiliana sta denunciando e accompagnando questa difficile congiuntura, ponendosi sempre al lato degli impoveriti e esclusi, che aumentano ogni giorno di più, ma sembra che la sua voce di denuncia resti totalmente inascoltata. Le conquiste sociali e economiche dei quindici anni passati sono un pallido ricordo: stiamo ricadendo in un clima che viene dai più, definito di “pre-dittatura”, anche con espliciti appelli alla forza militare, per porre rimedio al disordine. Abbiamo bisogno di molta preghiera da parte di tutti voi, perché possa prevalere la saggezza e la giustizia che questo popolo merita.

Io cerco di ricuperare il tempo perduto, ricominciando le attività pastorali interrotte: sto visitando le comunità rurali, con sorprese belle e brutte. Un villaggio, pian piano, si sta organizzando per iniziare la celebrazione domenicale della Parola, dopo aver ristrutturato la cappellina e piantato un giardino di cactus tutto intorno: un lavoro dignitoso e piacevole a vedersi, segno di crescita e amore alla propria chiesa.

Un altro villaggio, invece, in cui sono andato ieri a celebrare la Messa, non apriva la chiesa da giugno: i pipistrelli e gli insetti in questi mesi sono stati assidui frequentatori del luogo di culto molto più dei cristiani… Anche lì dovremo ricominciare con pazienza.

La parrocchia ha ripreso il cammino delle Sante Missioni Popolari, con l’impegno di animare tutte le comunità ad “uscire nelle strade”, come Papa Francesco desidera, allo scopo di donare nuova linfa alla vita cristiana. Infine stiamo riorganizzando la catechesi dei bambini e degli adulti, insieme a tutta la diocesi, per dare al cammino di iniziazione cristiana, una profondità maggiore e una coscienza più viva della sua bellezza.

Per concludere: la storia di S., una ragazzina di 13 anni che ha chiesto di parlarmi con molto timore. Il pastore cosiddetto “evangelico” della chiesa frequentata dalla sua cosiddetta “famiglia” le aveva inculcato che parlare con i preti è peccato e che si rischia l’inferno. Reprimendo la rabbia per tanta calcolata stupidità ignorante, ho dovuto usare tutta la tenerezza e la prudenza insegnatami dalla missione, per poter far sì che si aprisse per raccontarmi la sua storia: è una tristissima vicenda di abbandono da parte della mamma, che per sette anni ha “trattato lei e la sorellina come cani”, per usare l’espressione di S. Mi diceva che nell’ultima Festa della Mamma, che come sapete qui è un giorno speciale, ha dovuto preparare canti e poesie per le mamme dei suoi compagni e non per la sua. Alla fine però, con gli occhioni nerissimi di nuovo luminosi, mi ha confidato che si era sentita meglio nel parlare con me, sentendosi più sicura e accolta, e mi ha promesso che sarebbe tornata. Come diceva il grande De André: “Dai diamanti non nasce niente. Dal letame nascono i fior…

Un grande abbraccio.

 

Don Paolo Boumis

Fidei donum di Roma a Floresta-Brasile