«La Chiesa di Turchia viene presentata come una reliquia e così tanti sono convinti che qui non esista più il cristianesimo. Eppure tra ottanta milioni di abitanti ci sono ancora 200 mila cristiani locali sparsi su tutto il territorio in minuscole comunità – certo un numero piccolissimo, quasi ridicolo – a cui ora si aggiungono i tanti rifugiati».
A parlare della missione cattolica in Turchia è Maria Grazia Zambon, laica fidei donum ad Ankara, che sul sito della Chiesa di Milano, racconta la sua esperienza prima ad Antiochia e poi ad Ankara.
«In tutti questi anni il cuore del mio servizio alla Chiesa in Turchia è quello di raccontare la Buona Novella annunciata da Gesù Cristo, con una triplice modalità: verso i non cristiani (con incontri informali con i visitatori della parrocchia di Santa Teresa di Lisieux, con rapporti di buon vicinato, ma anche attraverso seminari di studio presso la Facoltà teologica islamica di Ankara o altre istituzioni che ne facciano richiesta esplicita); verso coloro che chiedono un cammino di fede che li porti al Battesimo (lungo il percorso di catecumenato); verso coloro che sono cristiani “di vecchia data” (nella pastorale ordinaria, ma anche attraverso la “Scuola della Parola” e cammini di formazione a giovani, donne e famiglie)».
La missionaria spiega che si tratta di una Chiesa che è «più piccola del più piccolo dei semi, e che, benché abbia radici molto profonde, è come un fragile germoglio, continuamente bisognoso di essere custodito e accompagnato» perché possa crescere e fruttificare uscendo dal suo sentirsi isolata e abbandonata.
«E, così, tra gli altri impegni, facendo io parte di un’equipe voluta dalla Cet (Conferenza episcopale turca), attraverso corsi di formazione a livello nazionale, aiuto i cristiani locali ad approfondire la Storia della salvezza, introducendoli alla Bibbia, alla storia della Chiesa e alle problematiche di un cristiano del XXI secolo, perché possa essere sempre più luce, sale e lievito, segno efficace di Gesù Cristo e fermento di amore e riconciliazione».
La foto è tratta dal sito Chiesa di Milano.