Il fenomeno dei bambini-soldato è purtroppo ancora una realtà in Repubblica Centrafricana, soprattutto «nelle zone in cui i gruppi armati continuano a combattersi, nonostante la firma dell’accordo di pace del 2019».

Di molti di questi minori rilasciati «dalle bande armate, su richiesta dell’Unicef, non si è saputo più nulla».

Ma circa 150 bambini sono fortunatamente in salvo.

A parlarne con noi è suor Elvira Tutolo, missionaria della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, insignita nel 2019 del riconoscimento di Commendatore al merito della Repubblica Italiana.

«Noi missionarie, tramite la Ong Kizito, che il 3 giugno ha festeggiato 19 anni di attività, abbiamo aiutato 150 di questi bambini, oggi dei ragazzi adulti che hanno le loro piccole attività lavorative. Ma in tutto erano oltre 10mila, che fine hanno fatto gli altri?».

Difficile risalire all’origine e individuare la loro condizione attuale.

Il processo di pacificazione, mediato dalle Nazioni Unite in Centrafrica è culminato con la firma di un accordo di pace il 6 febbraio 2019 tra il Governo di Bangui e ben 14 gruppi armati (tra cui ex Seleka ed anti-Balaka), che si contendevano il potere sul territorio.

La missionaria ci racconta alcune delle storie di questi ex bimbi combattenti, incontrati per caso nelle strade di Berberati quasi 20 anni fa, o appositamente ricercati dalle suore tra le fila dei ribelli. Molti di loro sono stati sottratti ad un destino di guerra, di violenza e di morte. Oggi godono di una nuova vita. Suor Tutolo ha pensato ad ogni dettaglio.

«Freddie, Michael e gli altri hanno tutti dei piccoli appezzamenti di terra uno vicino all’altro – spiega  -Sono ragazzi ex Kizito curati e amati. Capita però che abbandonino il loro campo coltivato; qui la terra non dà sempre frutto. Ma hanno comunque in mano un mestiere. Tutti hanno seguito da noi degli atelier chi di sartoria, chi di falegnameria o meccanica. Quasi tutti oggi sono fidanzati, e qualcuno a 17-18 anni ha già avuto il primo bebè».

Ascoltare i racconti di suor Elvira è un grande piacere: la forza di questa donna che oggi ha 71 anni e ancora tanta energia da spendere, la dice lunga su una missione che non finisce mai e che anzi reinventa se stessa.

«Sono stata trasferita cinque mesi fa nella casa missionaria di Bangui; A  Berberati era molto verde e molto grande, qui mi sento un po’ in prigione. Le suore hanno comprato a sette km da qui un altro terreno in vista di qualcosa. L’arcivescovo vorrebbe che aprissi un altro Centro per ragazzi in difficoltà; è ancora presto per dirlo, ma l’idea c’è…», mi confida.

Parliamo in video-chat: di sottofondo si sente un gallo che canta e cinguettii di uccelli. Elvira è come sempre un caterpillar di energia e parla dei Kizito come se fossero figli suoi.

«Michael mi preoccupa un po’ – confida – ha una ragazza, hanno avuto due gemelli. Lui vorrebbe addirittura accogliere in casa un bambino senza famiglia, come all’epoca qualcuno accolse lui, ma non ci sono i presupposti! Junior ha un altro carattere, si è messo a lavorare in un garage, ha preso la patente, non mi chiede più nulla… Ha una fidanzata e un bebè. Sono tutti ragazzi che hanno sofferto tanto e alcuni sono più fragili di altri».

La strategia è stata vincente: dopo averli sottratti alla guerra, e accolti in famiglia, è stato insegnato loro un mestiere, oltre che a coltivare la terra.

«Serve tempo, il campo non è sempre produttivo – spiega la suora – Noi consegniamo loro un pezzo di terreno e un negozietto, simile ad un bazar. Oppure un atelier: chi ha imparato a cucire fa il sarto e nel contempo lavora nel campo. Un altro fa il calzolaio, uno ripara le motociclette».

Nei giorni scorsi la ong Kizito ha compiuto 19 anni di attività: «Ogni 3 giugno festeggiamo il compleanno del nostro Centro».

 Ancora oggi la ong a Berberati accoglie ragazzini emarginati ed ex carcerati («I minori che hanno commesso dei crimini normalmente finiscono in carcere con gli adulti», spiega suor Tutolo).

«A Berberati abbiamo 20 di questi ragazzi, otto di loro sono stati accolti in alternativa al carcere. Non hanno fatto parte delle bande armate ma hanno avuto conflitti con la legge, uno ad esempio ha ucciso il suo papà…un altro ha rubato».