«C’è bisogno di una nuova pastorale, per non rischiare di impegnarsi nella “pastorale del binario morto”». Così don Mario Vincoli, nella sintesi del Convegno nazionale di Missio Ragazzi, che si è concluso oggi – domenica 12 marzo – alla Casa per ferie “Ospitalità Bakhita” di Roma, ha messo in guardia gli 80 partecipanti impegnati nelle diverse diocesi per l’animazione missionaria dei bambini.

 

Con questa immagine, infatti, ha voluto descrivere il cambio di passo che la Chiesa italiana (e non solo) sta cercando di attuare su impulso ed esempio del Santo Padre: «Il cambio di binario – ha spiegato don Vincoli – papa Francesco lo vede in un sogno: nel sogno missionario. Per evangelizzare, dobbiamo sentire come il mondo sente, non come la nostra agenda ha sempre dettato. A dettare l’agenda di oggi sono le periferie, dalle quali è indispensabile partire. Altrimenti rischiamo di dare risposte a domande che mai nessuno ci ha rivolto».

 

Per non rischiare di seguire la pastorale del binario morto, una volta di più dobbiamo far sì che gli strumenti che Missio Ragazzi propone – all’insegna dei quattro pilastri dell’Infanzia Missionaria, quali la preghiera, la condivisione, la fraternità e l’annuncio – vengano messi nelle mani degli educatori: «Dobbiamo cioè realizzare una “pastorale della rotatoria” – spiega don Vincoli –  dove si passa, si prende e si prosegue nel proprio ambito con nuovi strumenti missionari da far vivere ai propri ragazzi; non dobbiamo pretendere di realizzare una “pastorale della calamita”, che vuole attirare tutti a sé». In altre parole Missio Ragazzi avrà raggiunto il suo obiettivo quando le diverse realtà ecclesiali, che si occupano di educazione dei bambini, diventeranno esse stesse missionarie, magari aiutate dall’utilizzo di quegli strumenti che Missio mette a disposizione.

 

In fondo, «la missione non è fare cose ma trasmettere una condivisione di fede» afferma Ilaria Ballò, laica consacrata della Comunità di Villaregia, missionaria in Perù. E’ lei ad aver guidato la preghiera iniziale dell’ultima giornata di convegno, raccontando la sua chiamata ad una vocazione che l’ha condotta a spalancare il cuore verso i fratelli e verso il mondo, attraverso «una vita normale, senza grandi effetti speciali. L’unico effetto speciale – ha precisato Ballò – è quello di sentirmi sempre accompagnata da Dio».

 

La tre giorni di Missio Ragazzi si è conclusa con la celebrazione della Santa Messa, presieduta da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, che ha salutato i partecipanti ringraziandoli per il lavoro che svolgono nelle rispettive diocesi e comunità di appartenenza ed ha ricordato che «le parrocchie che non hanno una dimensione missionaria sono parrocchie asfittiche». Poi, prendendo spunto dalla liturgia della Parola della domenica odierna, ha fatto notare che il vero inizio della missione non sta nella decisione estemporanea di un bel giorno di diventare testimoni, ma «nell’essere stati sul Tabor con Cristo e nell’aver fatto l’esperienza dell’ascolto forte di Dio, proprio come è capitato ad Abramo».