Il tema è scottante e ha diviso l’opinione pubblica nel nostro Paese. Stiamo parlando del ruolo delle Organizzazioni non governative (Ong) nelle dinamiche della mobilità umana svolte nel bacino del Mediterraneo. Com’è noto, secondo alcuni, le operazioni di ricerca e salvataggio marittimo (Sar) fungono da “fattore di attrazione” della migrazione irregolare per via marittima. Questa affermazione – ormai un vero e proprio luogo comune – è stata spesso usata per criticare aspramente le Ong che conducono il cosiddetto Sar al largo delle coste della Libia. Una presa di posizione, peraltro non condivisa dal mondo missionario e dal terzo Settore in generale, espressa però a chiare lettere durante il dibattito parlamentare, nella convinzione che esse forniscano “un incentivo per i trafficanti di esseri umani a organizzare le partenze” (Senato italiano 2017: 9).

Due ricercatori italiani hanno invece dimostrato che non è vero: l’attività delle Ong attive nel Mediterraneo dal 2014 ad oggi non ha assolutamente influito sulle partenze irregolari di migranti dalla Libia. Lo studio è stato realizzato da Matteo Villa (ricercatore dell’Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale) – e da Eugenio Cusumano (assistant professor in International relations and European Union studies all’Università di Leida, nei Paesi Bassi) e pubblicato dallo European University Institute (https://cadmus.eui.eu/handle/1814/65024). Suggeriamo ai nostri lettori di studiarlo attentamente  perché i due nostri connazionali ricercatori non hanno rintracciato alcuna relazione tra la presenza delle Ong in mare e il numero di migranti che lasciano le coste libiche. Sebbene siano necessari ulteriori dati e ulteriori ricerche, i risultati mettono radicalmente in discussione l’affermazione – a questo punto alquanto temeraria – secondo cui le operazioni Sar effettuate dalle Ong rappresentano un fattore trainante della migrazione irregolare attraverso il Mediterraneo.

Lo studio ha preso in esame i dati sulle partenze a partire dall’ottobre del 2014, proprio quando si concludeva l’operazione umanitaria Mare Nostrum dell’allora governo Letta per soccorrere i profughi al largo della Libia. Ebbene, dalla fine di Mare Nostrum ad oggi le Ong hanno soccorso in mare 115mila migranti, ma analizzando le partenze dalla Libia si evince come questi salvataggi non abbiano sortito l’effetto di pull factor, cioè non abbiano innescato il controverso meccanismo di attrazione sui migranti per partire dalla Libia alla volta delle coste del Vecchio Continente.

Analizzando i dati mensili a disposizione dei due ricercatori, relativi al periodo che va dal gennaio 2014 all’ottobre 2018, si nota per esempio come nel 2015, quando i salvataggi delle Ong passarono dallo 0,8 per cento del totale dell’anno prima al 13%, si verificò una diminuzione delle partenze irregolari dalla sponda libica. Da rilevare anche che nel 2017, quando le imbarcazioni di salvataggio delle Ong divennero le principali responsabili dei Sar nel Mediterraneo, il numero di migranti partiti dalla costa libica diminuì drasticamente. Quest’ultimo dato – stando a Villa e Cusumano – dimostrerebbe come l’intesa tra il governo italiano e quello libico abbia avuto molto più impatto sui flussi che i tentativi di limitare le attività delle Ong. I dati invece che si riferiscono all’anno in corso, il 2019, su base giornaliera confermano ancora di più il fatto che le Ong non attirino i migranti. Oltretutto proprio il 2019 è stato l’anno in cui i salvataggi in zona SAR, non solo sono stati monitorati quotidianamente, ma hanno avuto una caratteristica peculiare. Essi sono stati effettuati per 85 giorni da una o due Ong nella zona SAR libica, mentre per 225 giorni a farlo è stata la guardia costiera libica. E il risultato è sempre stato lo stesso: i dati mostrano come nei giorni in cui erano in azione le Ong non è stato segnalato alcun aumento delle partenze irregolari. Come redazione di Popoli e Missione cogliamo l’occasione per esprimere il nostro grazie anzitutto a chi in questi anni ha salvato vite umane nel Mediterraneo e ai due ricercatori per l’alto profilo dello studio da essi svolto per amore alla verità.