Da Bergamo alla Costa d’Avorio, dove ha passato 33 anni, la lunga missione di don Elvio Nicoli si è conclusa il 12 aprile scorso ad Abidjan, dove era stato ricoverato per complicazioni, non si esclude legate al Covid. Presbitero della Chiesa di Bergamo, dove era nato il 17 maggio del 1952, dopo l’ordinazione presbiterale avvenuta il 12 giugno 1976, è stato prima coadiutore parrocchiale a Torre Boldone e poi alla Ramera. Dal 1987 è stato inviato come fidei donum in Costa d’Avorio, nella diocesi di Abengourou, presso S. Maurice di Agnibilekrou, una delle parrocchie ‘storiche’ bergamasche, che copriva un territorio grande come la provincia di Bergamo, con un totale di 42 comunità sparse in altrettanti villaggi. Da allora ha intessuto una fitta rete di legami tra la sua diocesi di origine e la terra di adozione in cui cui ha seguito migliaia di fedeli rivelandosi un costruttore infaticabile di pozzi, ponti, scuole elementari con case di maestri, chiese, dispensari.

In una recente lettera agli amici del Centro diocesano missionario di Bergamo, don Elvio scriveva che: «Considerando le condizioni del lavoro locale, le povertà, l’ignoranza, divenne per me importante di dare parte del mio tempo e delle mie forze morali e fisiche in questo campo». Sempre attento alla pastorale giovanile e vocazionale era immerso nella cultura del popolo ivoriano che aiutava a comprendere i segni della presenza di Cristo nella vita di ogni giorno. In particolare, aveva molta attenzione per i defunti e la partecipazione ai funerali, nel rispetto della tradizione ivoriana: per partecipare ai riti funebri affrontava spesso lunghi e faticosi viaggi. Con le comunità sparse su un territorio molto ampio, don Elvio era abituato alle lunghe distanze. Non ha abbandonato la sua gente neppure nei momenti più drammatici della poco conosciuta guerra civile a cavallo della prima decade di questo secolo. Nel frattempo è stato vicario parrocchiale di Agnibilekrou (1987-2002), parroco a Tankessè (2002-2003), poi a Duffrebò fino al 2007 dove collabora con il clero ivoriano per coprire la cura pastorale di 14 comunità in un raggio di 70 chilometri per essere vicino alla popolazione di cristiani sempre in aumento. E’ parroco di Notre Dame de la Paix di Abengourou (2008-2011), direttore del centro diocesano S. Kizito (2011-2015). Dovunque si occupa della formazione di animatori e catechisti nei vari ambiti, liturgico, catechetico, di sostegno sociale attraverso le Caritas locali.

Don Massimo Rizzi della diocesi di Bergamo circa un mese fa aveva avuto modo di incontrare i missionari italiani durante un breve viaggio in Costa d’Avorio, e ora lo ricorda così: «La situazione era tranquilla, senza allarmi particolari per il Covid, mentre sembra che ora ci sia qualche segnale di contagio. Don Elvio era come sempre molto sereno, stava per rientrare a giugno in Italia: dopo tanti anni di missione in cui era stato sempre sostenuto dalla diocesi di Bergamo, sentiva il bisogno di restituire ciò che aveva ricevuto in termini di esperienza ed esperienza missionaria. Era una persona con una grande carica comunicativa, capace di mantenere viva una grande rete relazionale, ogni volta che rientrava a Bergamo c’era una rete di parenti e amici, di persone dei gruppi missionari che andavano a incontrarlo». Don Elvio aveva un’altra caratteristica forte: quella di essere un grande architetto perché nella zona in cui era impegnato «c’era davvero bisogno di costruire chiese. Chi lo ha conosciuto lo ricorda come un uomo semplice, entusiasta di essere prete e missionario. Di speciale aveva una carica positiva e la capacità di stringere relazioni, la principale strada per testimoniare il Vangelo».