Preparata dal grande giubileo del Duemila, la santa Chiesa di Gesù Cristo è entrata nel terzo millennio con la chiara coscienza e la convinzione sempre più condivisa che la missione di annunciare il Vangelo a ogni creatura è ancora ben lontana dal suo compimento, anzi è appena agli inizi.Con gli orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per questo primo decennio del Duemila, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, si è delineato e decisamente intrapreso un cammino pastorale con l’obiettivo della «comunicazione del Vangelo ai fedeli, a quanti vivono nell’indifferenza e ai non cristiani, qui nelle nostre terre e nella missione ad gentes» . Questo obiettivo richiede che si ponga mano a un impegno di primo annuncio del Vangelo, sia perché cresce il numero delle persone non battezzate o che debbono completare l’iniziazione cristiana, sia perché molti battezzati vivono come se Cristo non esistesse; inoltre anche in quanti ripetono i segni della fede, non sempre alle parole e ai gesti corrisponde un’autentica e concreta adesione alla persona di Gesù Salvatore.

Anche l’Italia, come in generale tutta l’Europa, «si colloca ormai tra quei luoghi tradizionalmente cristiani nei quali, oltre a una nuova evangelizzazione, in certi casi si impone una prima evangelizzazione»: così scriveva Giovanni Paolo II, il grande missionario del mondo, nell’esortazione apostolica Ecclesia in Europa . In un contesto obiettivamente missionario, come il nostro, occorre riportare al centro di ogni Chiesa diocesana e di tutte e singole le comunità parrocchiali il primo annuncio della fede. È a questa meta che è esplicitamente dedicata la presente Nota pastorale, come risulta dalla struttura in cui essa è articolata.

Il primo capitolo (Alle sorgenti dell’evangelizzazione) ha lo scopo di descrivere l’importanza, il contenuto, i linguaggi, le finalità del primo annuncio del Vangelo, inquadrandolo nel vasto orizzonte dell’evangelizzazione. Infatti se è vero che è il Vangelo a fare la Chiesa ed è la Chiesa in quanto tale a fare l’evangelizzazione, è anche vero che questa può avvenire solo seguendo lo stile del Signore Gesù. Per questo, dopo aver presentato alcuni tratti sintetici del volto del divino evangelizzatore, si propone il contenuto essenziale di questo annuncio: “Gesù Cristo, crocifisso e risorto, è il Signore e l’unico salvatore del mondo”. L’evento della Pasqua rimane pertanto il nucleo germinale di tutto il processo di trasmissione del Vangelo e del successivo sviluppo del dogma. Questo contenuto identico in tutti i tempi e in tutti i luoghi può essere espresso in diversi linguaggi e generi letterari, come attesta il Nuovo Testamento: proclamazioni dì fede, inni o cantici, racconti e testimonianze, ma sempre con la sua nota irrinunciabile di “lieto messaggio”.

Il secondo capitolo (Comunicare il Vangelo oggi) tenta una contestualizzazione del primo annuncio del Vangelo nello scenario dell’attuale frangente culturale, segnato da un avanzato processo di secolarizzazione ma anche da un diffuso bisogno religioso, seppure fragile e ambiguo. Provocata da questo contesto, la comunità cristiana deve saper riesprimere la sua fedeltà ai caratteri fondamentali del messaggio cristiano, oggi particolarmente attuali: il carattere di assolutezza, l’aspetto salvifico, la dimensione storica, la sua nota paradossale e sorprendente. Grande attenzione va dedicata allo stile della comunicazione, che deve essere testimoniale e, insieme, dialogico, evitando false alternative, come quella fra testimonianza della vita e annuncio esplicito, come pure fra identità e dialogo.

Il terzo capitolo (Gesù risorto è la nostra salvezza) offre una possibile esemplificazione concreta di primo annuncio della fede, ripercorrendone la struttura portante, così come avviene in modo paradigmatico nella liturgia della veglia pasquale: i catecumeni e tutti i credenti già battezzati sono chiamati ad emettere la solenne professione della fede in Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo. Il segno della croce è pertanto la formula-base della nostra fede, in quanto ne esprime i due misteri principali: la santa Pasqua del Signore e la santa uni-trinità di Dio.

Il capitolo finale (Noi lo annunciamo a voi) propone delle essenziali indicazioni operative per attuare una pastorale di primo annuncio. Esse riguardano i soggetti, la pedagogia, i destinatari, le forme occasionali e quelle organiche.
Nel suo insieme, la Nota vuole orientare e aiutare concretamente a tradurre quanto affermato nel documento Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia: «C’è bisogno di un rinnovato primo annuncio della fede. È compito della Chiesa in quanto tale, e ricade su ogni cristiano, discepolo e quindi testimone di Cristo; tocca in modo particolare le parrocchie» (n. 6).

Affidiamo a Maria, “stella dell’evangelizzazione”, l’auspicio che la presente Nota venga accolta e valorizzata per quello che vuole essere: uno strumento di lavoro chiaro, concreto, efficace, perché la nostra Chiesa in Italia assuma con nuovo slancio la missione evangelizzatrice, affidatale da Gesù Risorto, speranza del mondo.

Roma, 15 maggio 2005
Solennità di Pentecoste

Francesco Lambiasi
Presidente della Commissione Episcopale
per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi

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