Marzo, mese tutto quaresimale, nuova opportunità di conversione. E quale conversione è più urgente di quella missionaria? Lo scriveva Padre Ghedo, il missionario e l’amico scomparso settimane fa: “Nella nostra Italia, la pastorale di diocesi e parrocchie è rivolta per l’80% alla conservazione dei “praticanti” che in chiesa ci vengono. La maggioranza dei battezzati, che si sono allontanati dalla fede e dalla Chiesa, non sono raggiunti se non in casi eccezionali: battesimi, cresime, matrimoni, funerali, benedizione delle case, Natale. Non è colpa di nessuno, questa è la Chiesa italiana ereditata dal passato, quando l’Italia era un paese cattolico, che non si è più evoluta verso una “pastorale missionaria”. E’ urgente cambiare registro: meno strutture, meno programmi, più annuncio a tutto campo”.
Il compito che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli non è cambiato. “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura” (Mc, 16 15-16). “È vitale – ci dice il Papa – che oggi la Chiesa, in obbedienza al mandato missionario e con la certezza della presenza del Signore in mezzo a noi fino alla fine del mondo, esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura (EG. 23).
E’ un compito ogni giorno più urgente ed impegnativo. Il mondo è cambiato ed anche la missione deve cambiare, adattarsi alla nuova mentalità, ai nuovi linguaggi, alle nuove sfide. “Siate coraggiosi testimoni di Cristo nell’ambiente particolare in cui vivete e operate” ci dice Papa Francesco. il cammino? Uscire. Ripartire. La quasi indifferenza di tante comunità fa pensare che l’invito di Gesù, non sia capito, non gli si dia importanza, anche se sono le ultime parole di Gesù prima di salire al Padre. La missione non si esaurisce con visite turistiche o elemosine, sempre più ridotte coi tempi che corrono
Col Concilio Vaticano ll, con l’evento di Medellin, coi molti Sinodi, le Chiese di tutto il mondo hanno inteso rimettersi in cammino, superare antiche, superate usanze. Resta ancora molto da fare anche se è impensabile ora una Messa Solenne in cui, al momento della consacrazione, una banda suona l’inno nazionale e, in fondo alla Chiesa, scoppiano assordanti mortaletti, come mi è capitato anni fa.
Sino a pochi anni fa si pensava che “andare in tutto il mondo” volesse dire uscire dal proprio paese, dalla propria cultura per portare il Vangelo a popoli lontani. Si pensava fosse vocazione di pochi, traghettare il Vangelo così come era vissuto nella loro cultura. Oggi, abbiamo capito che l’invito di Gesù è rivolto a tutti i suoi discepoli, che il “mondo” è dove vive, lavora, ama un discepolo. Nessuno oggi è dispensato dall’essere missionariamente presente nel suo ambiente. L’invito di Gesù é per tutti i discepoli, anche per quelli che passano tutta la vita tra casa, lavoro e amici in un piccolo paese. Il turismo ora favorisce l’incontro con altri popoli, ma raramente il fugace andare del turista è occasione di confronto, di comunicazione, di crescita. Avere una mentalità missionaria è narrare Gesù, “ la Buona Notizia” che Lui ha narrato e vissuto in tutta la sua vita.
La quaresima non potrebbe essere un buon momento per prendere in mano la “Evangelii Gaudium”, il libro missionario di Papa Francesco?, per capire ed animarci ad essere: “discepoli e missionari” nel mondo che abbiamo la ventura di vivere!