«In un mondo che diventa sempre più villaggio globale si rende necessario vivere la solidarietà in una spiritualità di comunione».

Così ha esordito don Michele Autuoro, direttore della Fondazione Missio, in apertura del Primo convegno nazionale sull’Ottobre missionario, organizzato da don Mario Vincoli, segretario nazionale di Missio Adulti e Famiglie (Propagazione della fede).

Ed è proprio «comunione» la parola chiave che ha fatto da fil rouge alla due giorni di incontri, riflessioni e preghiere a Roma, il primo e due luglio scorsi. 

Il direttore di Missio ha spiegato che «è bello individuare il carisma particolare delle Pontificie Opere Missionarie e ripensarne la loro attualità per l’oggi della Chiesa e della sua missione fino agli ultimi confini della terra».

Il convegno è stato aperto da don Mario Vincoli, che dopo un saluto di benvenuto ha proposto di riflettere sull’Ottobre (il mese tradizionalmente dedicato alle missioni che culmina con la Giornata missionaria mondiale), «onde evitare di dare risposte a domande che nessuno ci ha mai fatto, perché è vivo il desiderio di alcuni centri missionari contattati di rilanciare non solo la giornata missionaria mondiale in sé, ma anche le cinque settimane che la precedono».

 

Don Vincoli ha insistito molto sul fatto che l’unico modo per «trovare vie nuove di evangelizzazione è quello di incontrarsi, parlare e decidere assieme».

Il riferimento è a tutti i protagonisti della missione, dai Centri missionari diocesani ai tanti missionari inviati alle periferie del mondo, a chi segue ed ama a vario titolo la missio ad gentes.

Tra i relatori: padre Ciro Biondi, Segretario nazionale di Missio Consacrati, e padre Giulio Albanese, direttore delle riviste di Missio, Popoli e Missione e il Ponte d’Oro.

«L’invio della Chiesa ad gentes – ha spiegato ancora Autuoro – comporta la collaborazione di tutti i credenti: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”.

La partecipazione delle comunità ecclesiali e dei singoli fedeli alla realizzazione di questo progetto divino si chiama cooperazione missionaria».

Ed è perciò che «la Chiesa si compiace che, insieme a Congregazioni e Istituti tradizionalmente dedicati alla missione ad gentes, vadano oggi sorgendo sia forme nuove di promozione dell’evangelizzazione sia nuovi soggetti missionari: sacerdoti diocesani e altri chierici, laici, associazioni di volontari e di famiglie, servizi professionali, gemellaggi, scambi di personale e di esperienze pastorali».

La missione, è il senso degli interventi che si sono succeduti, si compone di svariati soggetti che concorrono tutti alla realizzazione dell’obiettivo finale: la proclamazione del Regno.

«La Giornata Missionaria Mondiale – ha spiegato anche padre Ciro Biondi  – è un ripetuto invito all’intero popolo di Dio ad attualizzare nel nostro tempo il dovere dell’evangelizzazione in ogni luogo e per tutti i popoli».

E ancora: «Le parole con le quali Gesù Cristo, crocifisso e risorto, prima di ascendere al Cielo, affidò alla Chiesa nascente il mandato missionario sono: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”. Dunque ci devono mettere in “uscita” per compiere l’impegnativa opera dell’evangelizzazione».

Il mandato missionario coinvolge davvero tutti i suoi discepoli missionari – questa la sintesi delle due giornate – e li presenta al mondo come testimoni di un amore vicendevole che si traduce nella carità.

Secondo padre Giulio Albanese, la comunicazione, o meglio il diritto-dovere di informazione, è parte integrante della missione. 

«Per una Chiesa davvero missionaria è necessario che ogni cristiano sia consapevole (e se non lo è lo diventi) del fatto che, in forza del battesimo, è corresponsabile dell’attività missionaria – ha spiegato – La partecipazione delle comunità e dei singoli fedeli a questo “diritto-dovere” chiamata “cooperazione missionaria” comprende: la preghiera, la solidarietà e le diverse attività di animazione e formazione missionaria».

Padre Albanese ha detto che «per i missionari l’informazione è l prima forma di solidarietà, ha un ruolo strategico. Gli spot che promuovono sms per aiuti umanitari sono un modo di comunicare paternalistico, (carità pelosa). Non soddisfa, non genera empatia. 

Le campagne di tipo solidale devono mostrare innanzitutto le ragioni della povertà. Chi parla oggi della Somalia, del Centrafrica, del Darfur, dell’ex Zaire, o del Sud Sudan?». Il Convegno missionario si è concluso domenica due luglio con una messa celebrata da monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo di Rossano-Cariati.