Oltre il piccolo portone si viene accolti da un piacevole tepore e un odore di sapone e detersivi. I locali del Centro docce San Martino ai Monti, nel cuore del colle Oppio, da oltre 30 anni sono un punto di riferimento importante per chi vive per strada e non ha dove pulirsi e cambiarsi d’abito.

Anima (e braccia) di questo servizio è suor Maria Carla Belussi, 76 anni portati con energia e ottimismo, caratteristiche che, insieme alla totale fiducia nella Provvidenza, le permettono di garantire ancora questo servizio per gli ultimi tra gli ultimi.

Del resto, questo è il carisma originario della sua congregazione, quella delle Figlie della Sapienza, fondata in Francia nel XVIII secolo da Maria Luisa Trichet, con una intuizione inedita per quell’epoca: entrare nelle situazioni di grande disagio e povertà, aprire piccole case di accoglienza, senza nessuna sicurezza se non quella della Provvidenza. Sorella della sua fondatrice di tre secoli fa, suor Maria Carla è in moto perpetuo tra una lavatrice e un plateau di paste.

Anche l’obiettivo fotografico fatica non poco a fermare una immagine che non risulti sfocata, mentre passa da una stanza all’altra per controllare le grandi lavatrici, svuotare i cestelli da cui escono alla rinfusa jeans, pantaloni di cotone, magliette e camicie, tutto pulito e da trasferire nel cestello della macchina essiccatrice.

Mentre lavora, racconta: «Sono i vestiti dei ragazzi che sono venuti stamattina. Li riordiniamo e valutiamo se sono riutilizzabili.

A chi viene a farsi la doccia offriamo un cambio d’abito completo dalla biancheria alle scarpe. Questo è l’unico servizio in città del genere: qui ci si può cambiare di tutto il necessario.

Accogliamo solo uomini e chi viene poi torna. Ne passano circa un centinaio al giorno, duecento a settimana, anche se ora il loro numero è aumentato e ci sono molte facce nuove. Soprattutto stranieri. Non chiediamo documenti o altro, li conosciamo tutti uno ad uno e questo è quanto ci basta».

Si fa presto a visitare il Centro, pochi locali prestati al servizio dalla vicina chiesa di San Martino ai Monti. Alcune stanze più piccole sono adibite a guardaroba, con stand pieni di pantaloni, altri di giacconi, scaffali con scarpe ordinate per numero.

 

Nella sala più grande, dove vengono accolti gli “ospiti”, conche piene di abiti usati e puliti da rammendare e piegare sono un po’ dappertutto, in un composto disordine che racconta le molte attività del Centro.

Una routine a cui è abituata  tutto questo lavoro di retrobottega da sbrigare in fretta per non trascurare gli ospiti che due giorni alla settimana – il martedì e il mercoledì – arrivano prima che spunti l’alba, dalle 6 con l’orario di apertura fino alle 11.

Ma da dove vengono tutti questi abiti? Suor Maria Carla sorride.

«Molti mi arrivano dal mio paese, Sarnico, sul lago di Iseo, in provincia di Bergamo: domani aspetto parecchi pacchi di vestiti e biancheria per uomo, già scelti, puliti, piegati; poi abbiamo offerte da benefattori che ci aiutano da tempo. Abbiamo due lavatrici industriali: sono un po’ vecchie ma funzionano ancora benone».

In cucina troneggia un vassoio di cornetti «offerti da una pasticceria qui vicino per dare una colazione sostanziosa ai ragazzi. Questa settimana un verduraio del quartiere ci ha mandato tante banane, a volte altri negozianti ci forniscono altri cibi. Quello che c’è si dà e non resta mai nulla».

Così parla chi si fida della Provvidenza, anche se «spendiamo molto in detersivi perché devono essere di buona qualità. Ne compriamo quanto ci è possibile, l’ultima volta ho speso 480 euro, tutto quello che c’era in cassa. Qualche volta ce li regalano… spendiamo circa 600 euro al mese per mandare avanti questo servizio. Viviamo di offerte, finché avremo la possibilità, andremo avanti. Fino ad oggi la Provvidenza ci ha sempre aiutato».

Anche attraverso l’aiuto dei volontari che lavorano al Centro, alcuni da molti anni, come Luigi e Mario, altri arrivati da poco, come Dana, una giovane palestinese musulmana.

 

«Sono mamma di quattro bambini, faccio volentieri qualcosa per aiutare gli altri. Mi fa piacere venire in un posto religioso, Dio è per tutti e quando sono qui sento che sto facendo qualcosa di importante per gli altri».