«I Paesi più poveri in assoluto (26 su 27) si trovano nell’Africa sub sahariana e non è possibile pensare al Mediterraneo senza il rapporto con l’Africa sub-sahariana. Questo grande divario di condizioni di vita deve interrogare i governi ma anche le società e le Chiese del Mediterraneo».

Con queste parole il professor Adriano Roccucci, ordinario di Filosofia presso l’Università Roma Tre, ha aperto la terza giornata dei lavori dell’incontro “Mediterraneo frontiera di pace” che si sta svolgendo nel capoluogo pugliese.

«L’irrilevanza non è il destino dei cristiani – ha detto – Non lo è neanche nel Mediterraneo del XXI secolo. Nel nostro tempo non possiamo rassegnarci all’insignificanza di una qualche funzione residuale di carattere decorativo o identitario o consolatorio. Abbiamo un grande compito: siamo chiamati dall’annuncio del Vangelo a generare storia».

In una “Bari città aperta” che si propone come sponda di dialogo per le Chiese e le culture affacciate su questo mare «plurale e complesso» ma anche «mosaico di tutti i colori», «mare dell’irriducibile complessità», in questa particolarissima regione del mondo si vivono conflitti e tensioni che provocano la migrazione di migliaia di persone e in particolare «l’esodo dei cristiani del Medio Oriente che non può lasciarci insensibili», ha sottolineato il professor Roccucci.

Ma è la diseguaglianza economica a segnare la distanza tra la riva Nord e quella Sud, soprattutto perchè «divide la regione del Mediterraneo e l’Africa sub sahariana che è l’area del mondo in cui vivono 413 milioni di persone in condizioni di estrema povertà (41,1%)».

Foto: Gennari/Siciliani/CEI.