Lungo le strade della “Chiesa in uscita” tutti gli uomini sono fratelli, figli cioè dello stesso Padre. Lo credeva san Francesco, lo ribadisce oggi papa Bergoglio nella sua terza enciclica “Fratres Omnes firmata sabato scorso sulla tomba del Poverello di Assisi. In apertura del mese Missionario, il messaggio di fratellanza e di amicizia sociale viene rivolto non solo ai cattolici ma a tutti gli uomini di buona volontà, perché vengano superati individualismi, divisioni politiche, speculazioni economiche, nazionalismi e frammentazioni sociali. Nel testo dell’enciclica leggiamo l’attenzione, la partecipazione di papa Francesco ai tempi in cui dobbiamo confrontarci con eventi inattesi e durissimi: «Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme. Per questo ho detto che «la tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità» (32).

Per aiutarci a vicenda abbiamo bisogno di dialogare, sottolinea il papa perché «L’autentico dialogo sociale presuppone la capacità di rispettare il punto di vista dell’altro, accettando la possibilità che contenga delle convinzioni o degli interessi legittimi. A partire dalla sua identità, l’altro ha qualcosa da dare ed è auspicabile che approfondisca ed esponga la sua posizione perché il dibattito pubblico sia ancora più completo» (203). Per questo «In molte parti del mondo occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia» (225).

Il dialogo interreligioso e una nuova coscienza comunitaria nata dall’esperienza della pandemia che il mondo sta soffrendo, sono le sfide globali da cui può nascere una umanità nuova, con una cooperazione tra le nazioni per prevenire i conflitti. «In questo Ottobre missionario, segnato dalla crisi e dalla pandemia – dice don Giuseppe Pizzoli, direttore della Fondazione Missio – dobbiamo essere particolarmente vicini con la nostra solidarietà ai missionari nel mondo che soffrono le stesse difficoltà economiche e sanitarie dei popoli in cui hanno scelto di dare testimonianza del Vangelo. Nei Paesi più poveri, dove alle tante difficoltà preesistenti da mesi si è aggiunto l’incubo della pandemia, malgrado le difficoltà, i missionari continuano ad essere “Tessitori di fraternità” come recita lo slogan della Giornata Missionaria Mondiale. L’invio a cui il Signore ci chiama è una spinta a creare fraternità fra tutti gli uomini e abbiamo scelto questo tema proprio pensando alla volontà di Dio che tutti gli uomini siano una sola famiglia. E ci ritroviamo pienamente nelle parole del papa che inizia questo mese speciale, firmando la sua enciclica sulla fraternità, un tema urgente e di spessore missionario particolarmente importante. Il primo impegno importante è la preghiera, specialmente nei momenti più difficili per mantenere viva la speranza. In questo mese, la nostra solidarietà deve però dare segni tangibili di condivisione e fraternità, anche grazie al contributo per il sostegno ai missionari vicini agli ultimi».

Per essere “Fratelli tutti”, ricorda papa Francesco che «Come hanno insegnato i Vescovi latinoamericani, “solo la vicinanza che ci rende amici ci permette di apprezzare profondamente i valori dei poveri di oggi, i loro legittimi aneliti e il loro specifico modo di vivere la fede. L’opzione per i poveri deve portarci all’amicizia con i poveri”» (234).