«Non siamo politici, siamo pastori, ma preghiamo per chi deve prendere decisioni politiche. Per noi e per il nostro gregge è importante il continuo riferimento alla parola e all’esempio di Cristo».

Con queste parole monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale ha aperto il briefing a cui hanno partecipato alcuni presuli impegnati nelle giornate dell’incontro “Mediterraneo frontiera di pace” in corso a Bari.

«Siamo in ascolto di tante esperienze diverse, delle sofferenze delle comunità cristiane ma soprattutto dei popoli di territori segnati da conflitti – ha detto monsignor Raspanti – I vescovi si sono fatti portatori di queste voci che vengono da lontano, dove con grande dignità la gente cerca di rialzare il capo, di risorgere come ci ha insegnato Cristo».

Una occasione nuova per analizzare le situazioni che generano sofferenze e ascoltare, comprendere il grido di chi soffre, pur con le fisiologiche differenze di valutazione a seconda delle esperienze.

Ha detto monsignor Raspanti: «Siamo tutti d’accordo sul fatto che la guerra sia da combattere, che si debba fermare il traffico di armi, questa è in assoluto la priorità. E’ un punto condiviso in questo che è il primo incontro in cui i vescovi di alcuni Paesi si incontrano e si relazionano tra loro per creare n modello mentale condiviso. Sentiamo l’utilità di confrontarci e di completarci».

Nelle solenni sale del Castello Svevo si respira il sentimento condiviso che il dialogo iniziato in questi giorni non si fermi qui, ma che possa continuare, migliorando la rete dei rapporti tre le Chiese locali.

Lo ha detto anche Sua Beatitudine Ibrahim Isaac Sedrak, Patriarca di Alessandria dei Copti in apertura del suo intervento sottolineando che «riflettere insieme ci aiuta a dare risposte efficaci, siamo Chiese locali parte di una sola Chiesa cattolica. Tra le tante testimonianze alla fine emerge che il tema centrale è quello della pace.

La pace ha un prezzo per tutti: rinunciare al benessere, alle armi, agli interessi; anche la Chiesa per essere strumento di pace deve ancora rinunciare a tante cose. Se vuoi la pace, preparati a pagare un prezzo, gli interessi delle grandi potenze creano conflitti locali che generano grandi masse di sofferenti e di vite umane in pericolo».

Il cardinale Jean-Claude Hollerich, Arcivescovo di Luxembourg e presidente della Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione Europea (Comece) ha ribadito che il Mediterraneo è frontiera per tutti i Paesi d’Europa e che l’accoglienza ai rifugiati riguarda tutti, non solo gli Stati affacciati sulla sponda Nord del bacino.

«Parliamo tanto dei valori fondanti ma li dimentichiamo quando si tratta di aiutare chi è in difficoltà- ha detto monsignor Hollerich, precisando che – Siamo in favore dei corridoi umanitari,dobbiamo impegnarci e fare appello alla politica anche perché spariscano le cause delle migrazioni: ogni uomo ha diritto a restare nel suo Paese».

In attesa del viaggio del papa a Malta nel prossimo mese di maggio, monsignor Charles Jude Scicluna, arcivescovo di Malta e presidente della Conferenza episcopale maltese, ha condiviso l’importanza dell’incontro con i fratelli pastori, spiegando che è arrivato il momento di trasformare la «xenofobia in xenofilia, un valore che attraversa la storia del Mediterraneo fin dagli scambi tra antichissime civiltà.

(cliccando il video con le parole di mons. Scicluna)

L’accoglienza è importante, ma non possiamo ignorare l’impegno che finisce per gravare su alcuni luoghi d’approdo, sulle strutture di accoglienza e solidarietà. Qui a Bari stiamo condividendo le narrazioni reciproche, nell’ascolto e nello scambio di esperienze, introduzione ad una ecologia vera, alla volontà di essere davvero fratelli. Il nostro stare insieme qui ed ora è profezia».