Proprio qui, nella terra umbra del Poverello di Assisi, papa Francesco ha convocato per marzo del prossimo anno un convegno sull’economia. Quanto mai appropriata dunque la lettura del Vangelo della santa messa di sabato mattina scorso nella basilica di Santa Maria degli Angeli in apertura della terza delle Giornate di Spiritualità Missionaria di Assisi.

Come reagirebbero gli uomini della finanza se dovessero mettere in pratica la parabola dei talenti? Se lo è chiesto monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi durante l’omelia della messa che ha presieduto stamattina, esordendo: «Non si tratta di tirare le somme numeriche dei frutti dei talenti che Dio ci ha dato, ma di seguire un altra logica. Non dobbiamo mai dimenticare che tutto ciò che abbiamo è suo , siamo suoi servi che devono incrementare quanto ricevuto. Dio ci ha messo in mano il mondo, dobbiamo custodirlo e valorizzarlo».

E se ciò è vero per le cose di questa terra è ancor più

Monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi

vero per tutto ciò che attiene alla vita spirituale. E quale talento è più grande del dono della fede? <<La fede è amore e si traduce su questa terra in principio di speranza che deve guidarci in ogni azione. E la vocazione missionaria è un dono particolarmente speciale che ci invita a condividere e moltiplicare questo dono con l’annuncio ai fratelli fino agli estremi confini della Terra>> ha detto il vescovo di Assisi, che ha aggiunto: <<Il battesimo che abbiamo ricevuto è fonte di missione e la missionarietà è la dinamica interna che vivifica la Chiesa, dove finisce la missione finisce la Chiesa. Anche se oggi la dinamica missionaria non è più viva come un tempo, la salvezza cristiana resta un punto di arrivo che ci permette di diventare una sola cosa con Gesù. E ci sono ancora tanti fratelli che ne hanno bisogno, non solo in terre lontane ma anche in Europa, perché è cambiata la geografia dell’evangelizzazione che ora è a 360 gradi intorno a noi>>. Ribadendo l’importanza del dialogo con altre religioni nello “spirito di Assisi”, monsignor Sorrentino che in questa terra san Francesco formava i suoi primi confratelli, rendendoli missionari dell’annuncio di una Chiesa nuova.

Nel pomeriggio divenerdì–giornata centrale e particolarmente densa di contenuti-Marinella Perroni, docente di Nuovo Testamento al Marianum di Roma, autrice di numerosi testi, e già presidente del Coordinamento delle teologhe italiane ha approfondito la tematica del battesimo nella relazione “Secondo la Ruach (Spirito) di Dio, la sapienza battezza il mondo”. << Ruach nella Genesi si colloca tra creazione, ispirazione e profezia è un termineche ha un ampio spettro di significati: alito, vento, soffio che porta la vita nelle tenebre vuote del cosmo>> spiega la teologa, precisando anche che indica il <<luogo dell’interiorità che produce la forza vitale, è la potenza e la saggezza di Dio che genera l’uomo. In ebraico la parola ruach è di genere femminile e rimanda alla vita prenatale>>. E’ la scintilla che ha dato ordine all’universo, è una accezione che suggerisce il femminile di Dio in quanto forza creatrice correlata alla maternità. C’è un’altra parola che suggerisce la dimensione femminile del Dio biblico, ed è hokma, ovvero sapienza ed <<ha a che fare con l’ordito quotidiano dentro il quale la vita degli esseri umani prende forma…è la “scienza della vita” finalizzata alla capacità di vivere e riflettere sulla vita stessa>>. Questi e molti altri aspetti della teologia sapienziale del femminile divino vengono alla luce nel Nuovo testamento, dove il battesimo non è stato mai negato alle donne e la diffusione del Vangelo è sempre stata portata avanti da uomini e donne senza differenze. <<L’ambito missionario è sempre stato spazio di ispirazione dello Spirito e libertà nello Spirito>> ha concluso la teologa.