Se sei missionario e stai per partire la gente incontrandoti ti chiede: “Che cosa vai a fare? Dove vai c’è da mangiare? Hai una casa? Quando arrivi c’è qualcuno che ti accoglie?”.

L’immagine di un missionario che va all’avventura, in luoghi sperduti e sconosciuti, fra gente sottosviluppata è ancora molto presente nell’immaginario dei nostri concittadini italiani. Eppure come è cambiata la figura del missionario in questi ultimi anni. Testimonianze, incontri, riflessioni e documenti contribuiscono a far nascere un nuovo volto e nuove prospettive per colui che viene inviato a servizio di chiese sorelle. E poi quante chiese giovani, presenti soprattutto nel Sud del mondo, stanno inviando loro personale nei vari continenti. Anche qui in Italia suore e preti di razze, di culture e di popoli diversi sono presenti e si collocano al servizio delle nostre comunità. Attualmente sono più di 1.500. Veramente sta cambiando la figura del missionario e del suo ruolo nella società. L’esperienza dei fidei donum e le testimonianze di molti uomini e donne che consacrano tutta la loro vita per la missio ad gentes, ci aiutano a descrivere il missionario come:

  • uomo e donna cercatore di verità, capace di mettersi insieme alla gente con cui vive, per camminare con loro e al loro passo. E’ testimone di un dono ricevuto, ma sa che vi sono diverse vie, diversi approcci all’incontro con Dio;
  • uomo e donna ponte, che sa costruire scambi e incontri fra popoli e culture diverse. Non un navigatore solitario, ma espressione di una comunità-ponte fra diverse comunità. Va non solo con volontà di collaborazione, ma soprattutto con desiderio di comunione e di scambio. uomo e donna sempre meno professionista dell’andare e sempre più professionista del condividere e dello scambiare. Disponibile ad abbracciare la temporaneità del servizio. La sua vita non è più un andare per rimanere là tutta la vita, ma è un dedicare alcuni anni a questa esperienza e poi reinserirsi nella propria realtà di partenza per vivificarla e darle un respiro di mondialità;
  • uomo e donna servitore, capace di inserirsi e mettersi a disposizione della realtà e della chiesa locale che lo accoglie. Va sempre meno a fondare chiese e sempre più a camminare con le chiese, con la profonda consapevolezza che le chiese giovani, con le loro fragili strutture e le loro diversità pastorali e ministeriali, sono vere chiese del Signore. Per questo è un attento osservatore di quello che lo Spirito dice alla chiesa che lo ospita, e torna ai luoghi di origine per testimoniare quello che il Signore opera presso altri popoli;
  • e nell’incontro con le grandi religioni egli è un testimone fedele dell’amore di Dio che è Padre e Madre di ogni uomo, e vive con la serena certezza che ogni esperienza religiosa, se è vissuta in serietà e profondità, conduce all’unico Signore;
  • infine egli è il compagno e compagna di strada di Colui che è il Missionario per eccellenza,

il primo e l’unico: il Signore che conduce la storia, il Signore che ama la vita.

L’esperienza missionario ci invita ad aprire il libro della missione: nelle sue pagine e nei suoi racco nti di vita incontreremo un Dio pellegrino sulle strade dell’umanità, appassionato di ogni uomo e donna, di ogni pianta ed animale, dell’azzurro del cielo e del rosso vivo della terra, pronto a rinnovare ogni giorno il suo amore per la vita. E incontreremo tanti uomini e donne, giovani e adulti, che hanno risposto ad una chiamata che “costringe”, con una spinta irresistibile, a prendere la propria vita e a donarla a Cristo; anzi di più, a “bruciarla” per Lui. C’è questo nel cuore di ogni apostolo. Era il fuoco che bruciava il cuore di San Paolo, è lo stesso fuoco che arde in quei tanti giovani, ragazze e ragazzi, che hanno lasciato la patria, la famiglia e sono andati lontano, in altri continenti, ad annunciare la Buona Notizia di Gesù Cristo. Tu cristiano e cristiana sappi essere un testimone entusiasta di Lui.

Termino con la testimonianza e l’invito di un grande missionario: san Daniele Comboni:

– “Il missionario dev’essere disposto a tutto. La nostra vita è un misto di dolore e godimenti, di affanni e di speranze, di patimenti e conforti. Si lavora con le mani e con la testa, si viaggia a piedi o in piroga, si studia, si suda, si soffre, si gode: ecco quello che vuole da noi la Provvidenza”.

 – “Missionari e Suore davvero santi, , ma non col collo storto, perché in Africa bisogna averlo diritto; ma anime ardite e generose che sappiano patire e morire per Cristo e per gli Africani“.