Neodimio, disprosio, ittrio, oro, rame, potassio, alluminio, indio, tantalite sono alcuni dei materiali che compongono i nostri cellulari, computer ecc. Si tratta di minerali pregiati e difficili da reperire e talvolta, anche nel nostro mondo sviluppato e veloce, siamo bloccati nella corsa all’ultimo modello di smarthphone dalla mancanza di tali materie prime. Ma ci siamo mai chiesti da dove provengono e come funziona il processo di approvigionamento?

La Repubblica Democratica del Congo è uno dei maggiori produttori al mondo di questi minerali, eppure risulta essere uno dei Paesi poveri nel mondo. Ciò significa che la ricchezza del sottosuolo viene sfruttata da pochi e soprattutto esportata all’estero, a scapito della popolazione locale che vive con circa 2 dollari al giorno.

L’estrazione dei minerali, in Congo come in altre parti del mondo, avviene nel rispetto dell’essere umano che vi lavora e della terra che li possiede? Non sempre purtroppo. Molte volte sono i bambini impiegati nelle miniere, creando così ampi bacini di sfruttamento del lavoro minorile. Altre volte sono ettari e ettari di terreno ad essere inquinati perché non vengono rispettate le regole di estrazione.

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Approfondimenti dai relatori del webinar
INSOSTENIBILITA DELLA RIVOLUZIONE VERDE
LA CORSA AI MINERAI CRITICI NELLA RD CONGO

 

Le miniere della Repubblica Democratica del Congo

Il Coltan è un minerale di superficie radioattivo, la contrazione di columbite-tantalite, indispensabile per la realizzazione di smartphone, telecamere, computer e molti altri apparecchi elettronici – ma anche per la produzione missilistica e nucleare. Il suo valore dipende dal tenore di tantalite e quello del Congo, dove è presente l’80% delle risorse, è ad alto tasso di tantalite, il che lo rende il preferito delle imprese tecnologiche. “Il coltan serve ad ottimizzare il consumo di energia nei chip di nuova generazione, portando un notevole risparmio energetico e a ottimizzare, quindi, la durata della batteria.” (AGI, Agenzia Giornalistica Italia).

Le ricchezze della Repubblica Democratica del Congo (RDC) sono: diamanti, oro, coltan, rame e cobalto, stagno, manganese, piombo e zinco, carbone, uranio, petrolio.

Da Medici Senza Frontiere (MSF) sappiamo che “Grazie ad accordi economici datati al 2009 e anche all’ultimo summit a Pechino, che assegna al Congo ed ad altri Paesi africani 60 MLD di dollari in aiuti, investimenti e prestiti, si possono considerare molto buone le relazioni con la Cina dove grandi imprese di High-Tech acquistano regolarmente minerali dal Congo, anche se i principali acquirenti sono per lo più aziende Europee o Coreane.”

Le conseguenze per la salute

L’estrazione e il trasporto dei minerali vedono impiegate numerose persone, tra cui anche bambini, in condizioni di vero e proprio sfruttamento. Nelle miniere di Coltan non si muore solo di fatica, ma anche per le diverse malattie che questo minerale causa e per cui spesso non vi sono le relative cure. Medici Senza Frontiere ne fa un elenco: 
– compromissione del cuore, vasi sanguigni, cervello e cute;
– riduzione della produzione di cellule ematiche e danneggiamento dell’apparato digerente;
– aumento dei rischi del cancro;
– difetti genetici nella prole;
– malattie dell’apparato linfatico.

Lo sfruttamento dei minori

Circa l’80% dei bambini e delle bambine congolesi non gode dei diritti legati all’infanzia.
Il coinvolgimento dei minori nelle estrazioni sotto terra, nella raccolta, nella selezione e nel lavaggio del Coltan è stato pubblicamente denunciato e, secondo indagini svolte da Amnesty International, i governi ne sarebbero al corrente ma preferiscono continuare ad aumentare i propri profitti.
“Il pagamento illegale medio ammonta a circa mezzo dollaro, mentre la paga giornaliera per 14 ore di lavoro varia tra 1 e 2 dollari. Molti bambini lavorano anche più di 14 ore al giorno.” Leggi qui

L’instabilità sociale e politica

MSF denuncia conflitti e uccisioni dovuti al Coltan che, insieme alla diminuzione del suo prezzo, hanno costretto migliaia di persone a lasciare la propria casa. Infatti, nel 2020 la Repubblica Democratica congolese era il secondo Paese al mondo dopo la Siria per numero di sfollati interni. (Avvenire)

“Le guerre, anche a bassa intensità, che si combattono nella regione del Kivu, servono alle varie milizie presenti sul territorio proprio per impadronirsi dei giacimenti e quindi poter esercitare il monopolio dell’estrazione, contrabbandare il minerale nei Paesi vicini – come il Ruanda che è diventato uno dei maggiori esportatori, pur non avendo giacimenti di coltan, per poi venderlo alle industrie produttrici di componenti elettronici. Lo sfruttamento incontrollato di questa risorsa congolese ha costretto l’Onu ad accusare, in un rapporto del 2002, le compagnie impegnate nello sfruttamento delle risorse naturali del Congo – quindi anche il coltan – di favorire indirettamente i conflitti civili nell’area.” – Per approfondire clicca qui.

Una rivoluzione ecologica ma non “etica”

Il Congo produce oltre il 60% del cobalto in circolazione nel mondo, minerale essenziale per la realizzazione delle batterie di auto elettriche, e quindi per la cosidetta “rivoluzione verde”.

Scozia, Regno Unito, Francia e molti altri Paesi hanno già annunciato di voler eliminare i veicoli a benzina e introdurre le auto elettriche per salvaguardare l’ambiente. Allo stesso modo, numerose case automobilistiche stanno investendo nel settore. Tuttavia, così come il Coltan, il cobalto viene estratto da bambini e adulti in condizioni di sfruttamento estremo e lavoro pagato pochissimo: per dieci chili, la quantità necessaria alla realizzazione di una batteria, servono due giorni di lavoro pagati tra i 3 e i 5 dollari; la stessa quantità sul mercato occidentale costa fino a 350 dollari. Leggi qui
Clicca qui per saperne di più

Il “dirty gold” africano

Attraverso l’indagine di Global Witness è stato rivelato un collegamento tra le attività illegali di estrazione aurifera controllate dalle milizie locali congolesi, e alcune società di commercio dell’oro in Cina e a Dubai.

In Zimbabwe il contrabbando di oro causa perdite al mercato aurifero pari a 1,5 miliardi di dollari.
Secondo le ultime stime, il 90% dell’oro estratto nella Repubblica Centrafricana viene contrabbandato fuori dai confini.
In Sudan, terzo produttore d’oro in Africa, molti movimenti armati si finanziano imponendo tasse ai minatori che lavorano sul loro territorio.

In seguito a numerose indagini è stato scoperto un vasto mercato di oro illegale che collega l’Africa agli Emirati Arabi. A Dubai si trova proprio uno dei più importanti mercati del metallo, il Dubai Gold Souk, e numerose raffinerie dove l’oro illegale viene mischiato con l’oro legale proveniente da altre zone del mondo. Il Paese funge da piattaforma commerciale per la ricezione, la lavorazione e il riciclaggio del 95% dell’oro estratto dalle miniere dei paesi dell’Africa Subsahariana e venduto illegalmente, il cosiddetto dirty gold. Leggi qui l’articolo

I minerali e i conflitti

I diamanti della Sierra Leone valgono 200 $ a carato, valore superiore rispetto alla media. La scoperta di questi preziosi minerali avrebbe potuto portare prosperità al Paese, invece ha originato conflitti e instabilità: vi è stata una guerra civile dal 1991 al 2001 tra le forze governative e un gruppo di ribelli, il Fronte Unito Rivoluzionario (RUF), il quale acquistava armi autofinanziandosi attraverso il commercio illegale di diamanti.

Nello stesso periodo altri paesi dell’Africa Sub-Sahariana ricchi di giacimenti quali l’Angola, la Repubblica Democratica del Congo (1998-2003), la Costa d’Avorio (1999-2004) e la Liberia (1989-2003) furono coinvolti in guerre civili, tutte legate alla vendita illegale dei diamanti. Si ritiene che morirono più di quattro milioni di persone. Leggi qui l’articolo

Yanomami: il prezzo dell’oro, i garimpo e il futuro dell’Amazzonia
Il ‘forziere maledetto’ che fa dell’Africa un serbatoio e non un mercato

Dinamica: Pietre preziose

Suggeriamo di svolgere questa dinamica all’inizio dell’incontro, prima di conoscere dati e statistiche. L’obiettivo è far comprendere ai giovani che le materie prime di alcuni Stati sono depredate da altri Paesi, lasciando nella povertà le popolazioni locali. È questo il caso della Repubblica Democratica del Congo.

OCCORRENTE: un sacchetto non trasparente, pietre (inferiori al numero di partecipanti), etichette (una per pietra) con su scritti i nomi di alcuni minerali: diamante, oro, coltan, rame, cobalto, stagno, manganese, piombo, zinco.

L’animatore invita alcuni partecipanti a pescare le pietre preziose nel sacchetto, fingendosi un mercante di gemme. Dopo aver analizzato i dati e le statistiche proposti in questa scheda, si torna sulla situazione iniziale: coloro che hanno pescato le pietre rappresentano i Paesi “predatori” mentre le popolazioni locali sono rimaste senza materie prime. Ecco quindi che il nostro sacchetto rappresentava la RDC e i congolesi gli impoveriti.

Video

Nelle miniere dove nascono gli smartphone
Tecnologia insanguinata – La guerra per il Coltan
Oro hoy, hambre mañana – Distruzione in Amazzonia

Dal Vangelo di Matteo (Mt 6,19-34)

Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona.
Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.

Riflessione

PAPA FRANCESCOVenerdì, 20 giugno 2014

«Soldi, vanità e potere» non rendono felice l’uomo. I veri tesori, le ricchezze che contano, sono «l’amore, la pazienza, il servizio agli altri e l’adorazione di Dio». […] Insomma «il consiglio di Gesù è semplice: non accumulate per voi tesori sulla terra! È un consiglio di prudenza». Tanto che Gesù aggiunge: «Guarda, questo non serve a niente, non perdere tempo!».

Sono tre, in particolare, i tesori dai quali Gesù mette in guardia a più riprese. «Il primo tesoro è l’oro, i soldi, le ricchezze». E infatti «non sei sicuro con questo» tesoro, «perché forse te lo ruberanno. Non sei sicuro con gli investimenti: forse crolla la Borsa e tu rimani senza niente!». E «poi dimmi: un euro in più ti fa più felice o no?». Dunque «le ricchezze sono un tesoro pericoloso». Certo, possono anche servire «per fare tante cose buone», per esempio «per portare avanti la famiglia». Ma «se tu le accumuli come un tesoro, ti rubano l’anima». Per questo «Gesù nel Vangelo torna su questo argomento, sulle ricchezze, sul pericolo delle ricchezze, sul mettere le speranze nelle ricchezze». E dice di stare attenti perché è un tesoro «che non serve».

Il secondo tesoro di cui parla il Signore «è la vanità», cioè cercare di «avere un prestigio, di farsi vedere». Gesù condanna sempre questo atteggiamento: «Pensiamo a cosa dice ai dottori della legge quando digiunano, quando danno l’elemosina, quando pregano per farsi vedere». Del resto, anche «la vanità non serve, finisce. La bellezza finisce».

L’orgoglio, il potere, «è il terzo tesoro» che Gesù indica come inutile e pericoloso. Una realtà evidenziata nella prima lettura della liturgia tratta dal secondo libro dei Re (11, 1-4.9-18.20), dove si legge la storia della «crudele regina Atalia: il suo grande potere durò sette anni, poi è stata uccisa». Insomma «tu sei lì e domani sei caduto», perché «il potere finisce: quanti grandi, orgogliosi, uomini e donne di potere hanno finito nell’anonimato, nella miseria o in prigione…».

Ecco, allora, l’essenza dell’insegnamento di Gesù: «Non accumulate! Non accumulate soldi, non accumulate vanità, non accumulate orgoglio, potere! Questi tesori non servono!». Piuttosto sono altri i tesori da accumulare. Lo dice Gesù nella stessa pagina evangelica: «Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore». Questo è proprio «il messaggio di Gesù: avere un cuore libero».

Populorum Progressio

Lettera enciclica di Sua Santità Paolo PP. VI

24. Il bene comune esige dunque talvolta l’espropriazione se, per via della loro estensione, del loro sfruttamento esiguo o nullo, della miseria che ne deriva per le popolazioni, del danno considerevole arrecato agli interessi del paese, certi possedimenti sono di ostacolo alla prosperità collettiva. Affermandolo in maniera inequivocabile, il concilio ha anche ricordato non meno chiaramente che il reddito disponibile non è lasciato al libero capriccio degli uomini, e che le speculazioni egoiste devono essere bandite. Non è di conseguenza ammissibile che dei cittadini provvisti di redditi abbondanti, provenienti dalle risorse e dall’attività nazionale, ne trasferiscano una parte considerevole all’estero, a esclusivo vantaggio personale, senza alcuna considerazione del torto evidente ch’essi infliggono con ciò alla loro patria.

Preghiera

Pensando alle ricchezze materiali, alla vanità, al potere di cui ci ha parlato il Santo Padre nella meditazione proposta, facciamo nostre le parole di Francesco d’Assisi che, da ricco, scelse di farsi povero per i poveri.

PREGHIERA SEMPLICE
O Signore, fa’ di me uno strumento della tua Pace:
dove è odio, fa che io porti l’Amore
dove è offesa, che io porti il Perdono
dove è discordia, che io porti l’Unione
dove è errore, che io porti la Verità
dove è disperazione, che io porti la Speranza.
Dove è tristezza, che io porti la Gioia
dove sono le tenebre, che io porti la Luce.
O Maestro, fa’ che io non cerchi tanto:
di essere consolato, quanto di consolare;
di essere compreso, quanto di comprendere;
di essere amato, quanto di amare.
Poiché è:
dando, che si riceve;
perdonando che si è perdonati;
morendo che si risuscita a Vita Eterna.

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