Non più “cimitero liquido” per migranti in fuga ma regione di incontri, scambi e dialogo. “Mediterraneo frontiera di pace” è il titolo dell’incontro tra i vescovi cattolici dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum, che si svolgerà a Bari dal 19 al 23 febbraio e sarà conclusa alla presenza di papa Francesco che celebrerà una solenne Messa, domenica 23. Se ne è parlato nella conferenza stampa di questa mattina presso la sala Marconi di Radio Vaticana moderata da Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali alla presenza del presidente della Cei, monsignor Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, di monsignor Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari – Bitonto, di monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e Vice-Presidente della CEI.

«Quello di Bari è un importante appuntamento, non una conferenza – ha esordito monsignor Bassetti -. Non sarà una conferenza ma un incontro che avrà lo stile sinodale del dialogo e del confronto di esperienze tra i vescovi delle Chiese affacciate su questo stupendo mare in mezzo ai continenti» Ricordando i “Colloqui mediterranei”, quattro incontri voluti da Giorgio la Pira tra il 1958 e il 1964, oggi il Mediterraneo deve tornare ad essere quello che per tanti secoli è stato: la culla delle principali civiltà che si sono sviluppate nel bacino, crogiolo di culture ed etnie. Infatti, ha continuato il presidente della Cei «il mare indicato da Dio ad Abramo, ha una vocazione di pace, di promozione, di fraternità tra le due sponde che vi si affacciano. A Bari continueremo un cammino comune che farà emergere dei temi con cui poi continuare a confrontarci». Monsignor Raspanti ha sottolineato l’importanza del lavoro che ha preceduto il prossimo incontro nel capoluogo pugliese «attraverso lo scambio di documenti tra i vescovi dei 19 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Abbiamo cercato di raccogliere da loro la sottolineatura dei temi più caldi che impegnano le Chiese locali e oggi abbiamo in mano un vero e proprio dossier che tiene conto delle diverse realtà locali».

Fil rouge di tutte le analisi e le testimonianze è come si trasmette oggi la fede «dato che c’è un vero e proprio gap intergenerazionale, in molti Paesi dalla Grecia all’Algeria, dove la comunità cattolica è costituita da stranieri che portano le loro  problematiche in contesti religiosi diversi. Vogliamo impegnarci in un’ opera di discernimento in un esercizio di vera collegialità episcopale per arrivare ad una azione pastorale per le nostre comunità cristiane. Vogliamo dare un contributo alla pace in una regione carica di tensioni e problemi»

Ma perché Bari è l’affaccio ideale su questo orizzonte? «Perché è la città del santo più popolare al mondo, san Nicola» dice monsignor Cacucci che cita don Tonino Bello «che parlava della Puglia come arca di pace e non arco di guerra. Nel solco di una tradizione di incontri di dialogo interreligioso, anche papa Francesco , nel 2017 ha permesso la traslazione di una piccola reliquia del santo da Bari alla Russia. Ancheil 7 luglio 2018 il papa è tornato per l’incontro con i capi delle Chiese e comunità cristiane del Medio Oriente, e ora questo ulteriore incontro allarga il tema della pace dal Medioriente, all’Africa e all’Asia. Perché oggi più che mai il Mediterraneo è una profezia».