Nella prima delle Giornate di spiritualità missionaria di Assisi e ad un mese dall’inizio dell’Ottobre missionario, don Luciano Meddi, docente presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, ha ricordato nel suo intervento di eri che lo slogan “Battezzati e inviati” richiama <<la felice espressione di papa Francesco “discepoli-missionari” che viene da Aparecida, in cui chi coordinava la stesura del documento finale era il cerdinal Bergoglio. La missione fa parte dell’identità battesimale e questo dal punto di vista teologico evidenzia come al centro della teologia battesimale ci sia il fatto di essere missionari>>. A cento anni dalla Maximum Illud di Benedetto XV, è importante ripercorrere il cammino della Chiesa lungo le infinite vie della missione nel mondo, come ha fatto don Meddi parlando de “La missione dello Spirito, la missione nello Spirito”.

Importante rileggere lo sviluppo della riflessione e pratica missionaria derivate dal Vaticano II lungo due principali direzioni: la prima focalizzata sull’annuncio e la testimonianza dell’amore di Dio (lo Shalom); la seconda sulla teologia delle religioni nella storia della salvezza. Oggi abbiamo bisogno di spiritualizzare la missione cioè mettere in primo piano l’agire dello Spirito nel cosmo e della vita umana. All’epoca il Vaticano II aveva già confermato e consolidato la tradizionale teologia dello Spirito come protagonista della missione ma ne ha anche ampliato la sua comprensione. Di fatto lo Spirito agisce nella storia già prima di Cristo, rende Gesù missionario del Padre, e la Chiesa testimone e servitrice della passione salvifica di Dio. La sua azione missionaria avviene dentro la coscienza dell’umanità ,utilizza i linguaggi umani. E anche coloro che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, anch’essi in vari modi sono ordinati al popolo di Dio…coll’aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza. E questo ha cambiato il modo di vivere la missione nel tempo di oggi>>.