Don Valerio Bersano, segretario nazionale di Missio Adulti&Famiglie, Missio Consacrati e Missio Ragazzi, ogni mese commenta l’intenzione di preghiera proposta da papa Francesco tramite l’Apostolato della Preghiera, Opera e Fondazione pontificia. La riflessione di don Bersano viene pubblicata in una pagina ad hoc sul mensile “Popoli e Missione”. Volentieri la riportiamo anche qui.

«Preghiamo perché le religiose, i religiosi e i seminaristi crescano nel proprio cammino vocazionale attraverso una formazione umana, pastorale, spirituale e comunitaria, che li porti a essere testimoni credibili del Vangelo».

Nel tempo che segue la Pasqua, in tutte le comunità cristiane del mondo, si celebra la Giornata di preghiera per le vocazioni. Abbiamo la necessità, come insegnò Gesù agli apostoli, di pregare senza interruzione ed invocare «il Padre perché mandi operai per la sua messe» (Matteo 9,38). Se Dio non è mai venuto meno alla Chiamata ad una speciale consacrazione nella Chiesa per il mondo, nel corso del tempo sembra si sia raffreddata la risposta alla Chiamata da parte di tanti e tante giovani. Una minore generosità nel rispondere, a cosa è attribuibile? Solo al calo numerico della natalità che accompagna l’Occidente da almeno 40 anni? Forse dobbiamo guardare “fuori” dal nostro contesto di Paese di “antica cristianità”: la risposta alla Chiamata nelle giovani Chiese è vivace, in crescita soprattutto in Africa ed Asia. Dobbiamo ammettere che la Chiamata di Dio è una proposta di amore, un invito a portare ai fratelli e sorelle i doni di Dio, a condividere, insomma, la gioia del Vangelo e non sentirsi soli in quest’opera missionaria, che deve mantenersi come prima azione della Chiesa, come priorità e come attività pastorale. Se il percorso di maturazione del giovane non passa attraverso esperienze significative, come può maturare la risposta umana e cristiana? La “voce interiore” che interpella, che suscita il desiderio di spendere tutte le energie, richiede una spinta, un richiamo.

Nei tempi passati forse accadeva che ci fosse una sorta di emulazione da parte di alcuni nel seguire modelli di sacerdoti o consacrate conosciuti in parrocchia o in oratorio, ma ora che i giovani sono quasi completamente assenti dalle nostre parrocchie? Cosa fare e quali iniziative proporre? È importante oggi, più che in passato, un adeguato tempo di discernimento, forse una esperienza anche breve in una giovane Chiesa, perché si assapori davvero la prossimità della Chiesa agli ultimi, il suo impegno di evangelizzazione e di formazione, che molte volte parte dai laici più che dal ministero sacerdotale (in taluni contesti di missione i sacerdoti sono ancora numericamente insufficienti alle necessità delle comunità). Ciò per offrire il meglio dell’entusiasmo delle Chiese che, più che l’impegno per mantenere le strutture esistenti, hanno davvero a cuore le relazioni con tutti. Un’esperienza simile può essere vissuta, almeno in parte, anche qui in Italia, se ci metteremo in ascolto delle migliaia di sacerdoti e consacrate che condividono e animano oggi molte nostre comunità, nel vecchio continente d’Europa.