Don Valerio Bersano, segretario nazionale di Missio Adulti&Famiglie, ogni mese commenta l’intenzione di preghiera proposta da papa Francesco tramite l’Apostolato della Preghiera, Opera e Fondazione pontificia. La riflessione di don Bersano viene pubblicata in una pagina ad hoc sul mensile “Popoli e Missione”. Volentieri la riportiamo anche qui.

«Preghiamo per una maggiore diffusione di una cultura della nonviolenza, che passa per un sempre minore ricorso alle armi, sia da parte degli Stati che dei cittadini».

Raramente oggi si sente parlare di “scelte non violente”, e l’espressione “non violenza” si è allontanata così tanto dal pensiero comune che non si comprende più come intenderla: siamo forse convinti di aver già assunto inconsapevolmente un atteggiamento pacifico, una vita che guarda la parola pace con benevolenza e simpatia?

La pace, però, non è solo assenza di guerra dichiarata, ma scelta “non violenta” di chi si adopera per vivere ogni relazione umana nel rispetto dell’altro, nel riconoscimento della libertà di ciascuno e nel sostegno di chi è vittima di discriminazione e sopruso.

Nella Costituzione italiana i padri costituenti, appena un anno dopo lo scoppio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, vollero scrivere che l’Italia «ripudia la guerra» per manifestare ribrezzo per ciò che le armi avevano provocato nei recenti conflitti mondiali.

La consapevolezza di coloro che della guerra subirono i drammatici effetti, ha insegnato che i conflitti non sono eliminabili, ma certamente non possono essere risolti con la guerra.

Eppure, oggi, le armi vengono costruite diffusamente (si calcola ad esempio che siano 13mila le testate nucleari nell’intero globo) e vendute ovunque, legalmente o illegalmente. La grande diffusione di armi significa che è ormai presente una mentalità lontana dalla nonviolenza, che si manifesta anche nella vita quotidiana, ad esempio con la violenza domestica sui più fragili, donne e minori, legata ad una grave incapacità di affrontare e risolvere i conflitti.

Purtroppo, allargandosi il mercato delle armi, cresce la voglia di adoperarle. La peggior scelta dell’umanità è proprio confidare nelle armi, dimenticando che la pace è frutto di dialogo, è favorita da scelte legate alla giustizia, in un clima di collaborazione e accoglienza verso tutti.

Siamo chiamati allora ad agire sempre nel nome della pace, ad informarci e alzare la voce per affermare scelte di “nonviolenza”, per non essere complici nelle scelte degli Stati che riempiono gli arsenali con spese folli e profondamente ingiuste.

La vita umana non è fatta di paura, ma di cura, per vivere relazioni vere, non fittizie, non dentro una chat, ma a viso aperto. Continuiamo a perseguire con forza una pace che sia coraggiosa, giusta, vera ricchezza per tutti.