“In Africa la povertà non determina l’infelicità: si può aver bisogno di tutto ma ciò non toglie la gioia di vivere.

Non è la scarsità di reddito a definire un uomo, semmai la povertà di scelte”.

L’economista indiano Amartya Sen docet.

A ricordarlo è padre Gianni Treglia, missionario della Consolata per 16 anni in Tanzania, Paese dell’Africa orientale straordinariamente bello, ricco di fiumi e foreste, ma con scarse opportunità di sviluppo. Padre Gianni oggi è superiore regionale dei missionari della Consolata in Europa: è arrivato al Comigi di Sacrofano, reduce da un viaggio al confine tra Marocco e Algeria e ci racconta la sua ultima missione: assistere i migranti che arrivano dal deserto.

Il Convegno Missionario Giovanile della Fondazione Missio dal titolo “La missione riparte dal futuro” ha aperto i battenti ieri, con l’udienza dal Papa. E ospita decine di missionari dal mondo.

“La parrocchia della Consolata dove siamo in Marocco è una zona di frontiera – racconta padre Gianni, 54 anni e la faccia da ragazzo – arrivano da noi persone stremate e disperate.

Ci sono minori non accompagnati, bambini in fuga, senza padre né madre.

Il nostro scopo è dare loro tutta l’attenzione che meritano in un Paese dove ragazzi e adulti in cerca di libertà sono degli irregolari”.

I migranti che scappano da conflitti e crisi climatiche attraversano il deserto, “salgono verso l’Algeria che ha le frontiere aperte – dice padre Treglia – ma una volta al confine col Marocco si bloccano: passare la frontiera non è una barzelletta”.

La sua testimonianza, raccontata ai giovani del Comigi, oltre 300 under 30 giunti da tutta Italia con la missione nel cuore, rende bene il concetto di “rialzarsi, prendersi cura dell’altro e testimoniare”.

Sono le tre azioni missionarie indicate da Papa Francesco ai giovani.

“La povertà non è solo non avere cibo, ma ha che fare con la scarsità di scelte: significa non avere le stesse possibilità degli altri”, racconta Rebecca Tosi, 29 anni, di Verona, appena rientrata da un’esperienza missionaria di un anno a Rubek, in Sud Sudan, dove ha lavorato con il Cuamm, Medici con l’Africa.

Rebecca al Comigi ha portato la sua storia di vita in un Paese rurale, travagliato da una guerra infinita, ufficialmente terminata nel 2018, ma ciclicamente riaccesa dalla rivalità tra gruppi armati.

“Presto andrò per un altro breve periodo a Juba – dice Rebecca – dove il Papa sarà in visita questa estate per il suo viaggio apostolico in Africa”.