Don Valerio Bersano, segretario nazionale di Missio Adulti&Famiglie, ogni mese commenta l’intenzione di preghiera proposta da papa Francesco tramite l’Apostolato della Preghiera, Opera e Fondazione pontificia. La riflessione di don Bersano viene pubblicata in una pagina ad hoc sul mensile “Popoli e Missione”. Volentieri la riportiamo anche qui.

«Preghiamo perché i movimenti e i gruppi ecclesiali riscoprano ogni giorno la loro missione evangelizzatrice, mettendo i propri carismi al servizio delle necessità del mondo».

Il tempo pasquale sollecita tutte le comunità cristiane a esplicitare la loro testimonianza con la più grande forza evangelizzatrice, annunciando il Vangelo non con molte parole, ma con i fatti, sull’esempio degli apostoli e discepoli di tutti i tempi.

Siamo perciò invitati, questo mese, a pregare per tutti i gruppi (spontanei, istituiti, movimenti già riconosciuti) perché ricordino che ogni azione dei cristiani è vera se è vissuta in comunione con gli altri, poiché non siamo “battitori liberi”, portatori di una visione individualista, ma resi una cosa sola nel battesimo ricevuto.

Proprio in forza del battesimo, la Chiesa riconosce il diritto di riunirsi in qualche forma di associazione: in tempi moderni l’iniziativa ha dato vita alle più disparate forme di aggregazione, soprattutto per riunire i fedeli laici attorno a forme di preghiera diversa dalla celebrazione eucaristica e vivere le opere di misericordia corporale o spirituale (le ‘confraternite’ ancora molto vivaci).

La forza di questi gruppi, più o meno organizzati, erano la preghiera e la solidarietà, il rapporto con Dio (verticale) insieme al rapporto umano (orizzontale), caratterizzato dalla gratuità per i poveri ed ammalati, una vivace rete di contatti che manifestava la serietà della propria conversione al Vangelo attraverso opere di carità e sostegno ai poveri della propria città.

Sembra importante oggi mantenere o recuperare questo stile solidaristico, in mezzo a tante spinte egoistiche di chiusura, e riconoscere coi propri occhi il povero che abita accanto a noi, in ogni parte del mondo. Dopo il Vaticano II le associazioni laicali sono cresciute ovunque nel mondo, non solo come confraternite o “terz’Ordini” (perché vicini agli ordini religiosi), ma anche per riunire uomini e donne attorno a diverse spiritualità: una grande “primavera dello Spirito”, segno della Pentecoste, ma anche un concreto rischio di separazioni dal tessuto ecclesiale e scelte ben poco comunitarie.

Poiché la migliore testimonianza è quella che risponde alla gratuità dell’amore incontrato nella Chiesa, che ci ha generato alla fede, può essere credibile la vita dei discepoli senza ciò che li ha resi tali, cioè la comunità reale? Senza un rapporto coi propri fratelli nella fede, come si può essere credibili?

Allora l’invito a ciascun gruppo, a ciascun cristiano, è di vivere con forza la piena comunione nella comunità, mettendo i propri doni e carismi a servizio di tutto il mondo.