L’8 maggio, per la prima volta, la Chiesa cattolica celebra la memoria dei 19 missionari martiri d’Algeria, beatificati lo scorso 8 dicembre: 13 uomini e sei donne, appartenenti a otto diverse famiglie religiose, uccisi nella tragica guerra civile alla fine del secolo scorso.

Vite offerte, nel nome del Vangelo e di Gesù, per tenere fede all’impegno di rimanere vicini al popolo algerino, nonostante la consapevolezza dei rischi. Se è molto conosciuta, anche grazie allo splendido film Uomini di Dio, la vicenda dei sette monaci trappisti di Tibhirine, e se ebbe un doveroso rilievo mediatico l’uccisione del vescovo di Orano, Pierre Claverie, sono molto meno note le storie degli altri martiri.

Qui ricordiamo quella del più giovane dei nuovi beati, il francese Christian Chessel, ucciso a 36 anni il 27 dicembre 1994. Laureato in Ingegneria, dopo due esperienze in Costa d’Avorio e in Algeria come cooperante, Christian sente la chiamata al sacerdozio ed entra nel Seminario di Avignone. Ma l’Africa lo ha conquistato e allora sceglie i Padri Bianchi. Pronuncia i voti definitivi nel 1991, tenendo in mano l’Evangeliario in lingua araba appartenuto a padre Richard, un confratello ucciso nel 1881 nel Sahara, e viene inviato a Tizi Ouzou, la seconda città più grande della Cabilia, dove aveva già trascorso il noviziato: in questo centro di oltre 100mila abitanti si occupa con particolare passione della costruzione di una biblioteca per gli studenti ed è tra gli animatori del gruppo di dialogo islamo-cristiano Ribât es-Salâm (Vincolo di Pace), fondato da Christian de Chergé, priore del monastero di Tibhirine. Come spiega lo stesso Chessel, l’intenzione è quella di rendere meno intellettualistico e più concreto il proprio impegno missionario. Ma a spazzare via tutto arriva il decennio di terrore scatenato dai fondamentalisti islamici, in cui perderanno la vita, secondo le stime peggiori, 200mila civili (la maggioranza caduti per mano dei terroristi, ma molti anche a seguito delle azioni repressive dell’esercito). Quasi tutti i religiosi stranieri lasciano l’Algeria, ma alcuni decidono di restare, anche dopo i primi omicidi. Tra loro i Padri Bianchi di Tizi Ouzou. Nel giugno 1994, nonostante sia il più giovane della piccola comunità, padre Christian viene nominato superiore. Sei mesi dopo, il 27 dicembre, in pieno giorno, alcuni uomini travestiti da poliziotti fanno irruzione nella casa dei padri: i quattro missionari (uno dei quali si trovava lì per caso) vengono portati in cortile e uccisi con raffiche di kalashnikov.