E’ una Giornata Missionaria dei Ragazzi (GMR) del tutto particolare, quella che si celebra domani – 6 gennaio – in piena pandemia.
Ne abbiamo parlato con don Valerio Bersano, Segretario nazionale di Missio Ragazzi, che presenta il tema dell’anno, richiamando l’origine della GMR, la scelta della data, il protagonismo dei Ragazzi Missionari e l’originalità delle iniziative al tempo del Coronavirus.

Don Valerio, cominciamo dall’inizio… Perché la Giornata Missionaria dei Ragazzi si celebra proprio il 6 gennaio?
«La scelta di celebrare la Giornata Missionaria il 6 gennaio è legata alla manifestazione di Gesù ai magi che, dall’Oriente, hanno cercato il luogo della nascita del nuovo Re Messia. Hanno chiesto informazioni a chi ne sapeva più di loro – nel popolo d’Israele la Scrittura era il riferimento e la bussola di ogni famiglia – e hanno potuto così raggiungere quel luogo remoto che era Betlemme. La nascita di Gesù indica al mondo come Dio vuole rivelarsi: nelle cose semplici, ai più piccoli, ai più disponibili. E’ importante allora celebrare in questo giorno la festa dei bambini, per ritrovare il loro entusiasmo e vedere oggi la presenza di Dio nella storia».

Non in tutti i Paesi, però, la GMR viene celebrata in questa data. Perché?
«Sin dal 1950, cioè da quando la festa fu istituita dal papa – anche se esisteva già da cent’anni -, si pensò di proporre una giornata di preghiera e di raccolta per sostenere i ragazzi che non conoscono Gesù, perché fossero aiutati e sostenuti nella loro formazione anche con l’aiuto solidale di bambini e ragazzi di altri Paesi. La data si lasciò libera. Sarebbe stato inopportuno omologare le diverse tradizioni popolari dei vari Paesi attorno ad un’unica data. In effetti non è vincolante la data, ma piuttosto il messaggio universale: possiamo fare tutti un piccolo sforzo per sostenere l’opera dell’evangelizzazione, perché i ragazzi possano sempre più venir coinvolti nella missione di fare conoscere Gesù ed il Vangelo ai loro coetanei. In Italia si iniziò a celebrare il 6 gennaio, Manifestazione di Gesù, ma dove anche oggi si ritenesse opportuno spostare questo appuntamento, per coinvolgere meglio i ragazzi, è una ottima idea. L’importante è l’animazione “con” e “dei” ragazzi, anche in un’altra domenica di gennaio».

Missio Ragazzi, come slogan della GMR 2021, ha scelto “Orchestriamo la fraternità”: perché questa scelta e quale significato ha?
«Il tema per l’animazione dei ragazzi è collocato nel solco del cammino delle nostre comunità cristiane, con l’inizio dell’anno pastorale e la Giornata Missionaria Mondiale, celebrata nella penultima domenica di ottobre. Lo scorso ottobre la riflessione per gli adulti e le comunità ha avuto come spinta iniziale l’invito a “tessere fraternità”, a lavorare per crescere nella fraternità universale. Abbiamo cercato di coniugare questa bella immagine della fraternità e siamo stati illuminati dalla visione dell’orchestra, che offre il meglio della sinfonia, della musica, rispettando l’accordo. Immaginando proprio la splendida sinfonia grazie al pieno coinvolgimento di tutti gli elementi, ci è sembrata chiara la proposta di invitare tutti i ragazzi a lavorare per la fraternità. Lo “spartito di musica” letto da tutti è la fraternità. Diretti dal maestro Gesù – il nostro riferimento per creare e ricreare la fraternità universale – possiamo offrire, con il contributo di tutti, la pace per ogni popolo».

La GMR è una proposta rivolta a tutti i Ragazzi Missionari. Ma, di fatto, chi sono questi Ragazzi Missionari?
«Papa Francesco ci ricorda molte volte che ognuno di noi è una missione: non solo abbiamo un compito da portare avanti, ma realizziamo un bellissimo progetto quando offriamo il meglio di noi e mostriamo simpatia per tutti. I ragazzi che vivono i percorsi nelle nostre parrocchie stanno scoprendo di essere amati da Dio, possono – come noi – chiamare e sentire che Dio è Padre. Esistono forse ragazzi che, conoscendo la bellezza di avere Dio Padre, rinunciano a diffondere ai coetanei questa loro scoperta? Credo sia molto difficile tacere il Dio-Pace, il Dio-perdono che Gesù è venuto a manifestarci! Ecco, tutti i ragazzi che conoscono, anche poco, il Vangelo, sono Ragazzi Missionari!».

Un anno anomalo, questo, a causa dell’emergenza sanitaria. Sappiamo, però, che la missione non si ferma di fronte a niente, neppure davanti ad una pandemia. Come si può essere missionari ai tempi del virus?
«Credo che i ragazzi e i giovani soffrano più degli adulti in questo strano anno. La diffusione del virus ha costretto tutti ad adeguarsi a parecchie cose che, solo dieci mesi fa, erano impensabili. Sono stati avviati tanti percorsi di formazione a distanza (le lezioni scolastiche in “remoto”, per esempio), annullate occasioni di incontro e confronto “in presenza” e limitate le visite e addirittura gli spostamenti. In questo periodo siamo stati costretti a ricorrere a tutte le forme di contatto a distanza, videochiamate, riunioni con sistemi sempre più avanzati, ecc. La fantasia non manca ai ragazzi. Credo che chiedere ai bambini se hanno “perso gli amici” in questi mesi, sia una domanda ingiusta, un interrogativo che fa irritare. Non hanno perso le persone importanti… Forse – come noi adulti – si sono accorti di quanto siano importanti gli amici, perché ne abbiamo avvertito tutti la distanza, ma mai l’assenza. I Ragazzi Missionari hanno avuto modo di pregare forse in modo nuovo, con i propri genitori ed i fratelli. Una occasione che ci fa soffrire, ma non impedisce di inventare attività nuove, seguire video e letture di testimoni come i missionari, per conoscere meglio il Vangelo. Tanti catechisti si sono scoperti esperti di WhatsApp, YouTube, Meet… pur di continuare gli incontri a distanza con i propri gruppi. Tutto questo perché? Perché il Vangelo continui ad incendiare la vita dei ragazzi e quella del mondo, perché è irrinunciabile il dialogo attorno a Gesù e perché, ragazzi ed animatori, genitori e pastori, possiamo “suonare” nella grande orchestra di Dio».