«Ogni estate ormai la nostra città ci ha abituati a vivere la caccia all’immigrato di turno. Dopo il Baobab, SS. Apostoli e piazza Indipendenza, è la volta di via Scorticabove», dove i rifugiati sudanesi scontano le falle e le chiusure dell’accoglienza capitolina.

Lo ricorda un’attivista di Medicina Solidale, Lucia Ercoli, che è anche direttore sanitario della onlus.

Ma lo ribadiscono ogni giorno le decine e decine di volontari ed attivisti di Medu, Medici per i Diritti umani, Medici senza Frontiere, Baobab Experience. E non ultima la diocesi di Roma, con il vescovo Paolo Lojudice che si sta adoperando per una mediazione tra l’assessorato e i rifugiati dal Sudan, oramai da giorni accampati in strada, sulla via Tiburtina.

Roma dal punto di vista delle istituzioni diventa di volta in volta meno solidale, ma la città compensa questa precisa scelta politica respingente, con l’ascesa del volontariato e la presenza della cittadinanza attiva.

I 120 rifugiati sudanesi che da 12 anni avevano occupato una palazzina in via Scorticabove, sono in strada oramai dal 5 luglio. E non se la passano bene. Ma i volontari non demordono e nell’emergenza sono presenti con cliniche mobili, distribuzione di viveri e abiti.

La palazzina è stata sgomberata dalle forze dell’ordine a seguito di un provvedimento di sfratto per morosità, ma i rifugiati non lasciano la strada e vogliono proseguire la loro esperienza di autogestione.

«Apprendiamo sconcertati che ai rifugiati e sfrattati sudanesi di via Scorticabove sono stati tolti sia l’acqua che l’accesso ai servizi igienici», denuncia ancora Ercoli.

Il vescovo ausiliario Lojudice ha aperto un dialogo con queste persone che hanno diritto alla protezione internazionale, per facilitare la ricerca di una via alternativa di accoglienza, e lo stesso sta facendo la Migrantes con don Pierpaolo Felicolo. 

«Al momento non abbiamo notizia di nessuna soluzione prevista per queste persone – ha fatto sapere ieri anche l’Anpi – sopravvissute alle guerre, alle persecuzioni e alle torture.

Non possiamo tollerare, come cittadini, come antifascisti e come essere umani che per l’ennesima volta, in questa città, gli interessi privati vengano prima delle persone e che centinaia di uomini, donne e
bambini vengano buttati in strada senza un’alternativa».

Foto dal sito Roma Today.