Sacchetti di plastica, palloni, scarpe, materiali di imballaggio e tanto altro ancora: se non smaltiamo i rifiuti a regola d’arte, prima o poi vanno a finire in mare. In particolare la plastica, materiale non biodegradabile, rischia di essere ingerita da balene, gabbiani, tartarughe marine e altri animali. Una volta in mare, però, i rifiuti possono anche tornare sulla terraferma sospinti dal movimento delle onde, e inquinare così spiagge e altre zone costiere.

Ogni anno si stima che finiscano nelle acque marine dai 4,8 ai 12,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici. Secondo stime attendibili, nei mari sono finiti in questi ultimi anni almeno 86 milioni di tonnellate di plastica, di cui una buona parte si è depositata sui fondali. La responsabilità di proteggere gli oceani e i mari dall’incuria degli uomini non può essere delegata a un solo organismo sia pur autorevole a livello mondiale. Occorre cambiare strategia, ovvero sviluppare un gioco di squadra internazionale, in cui politici, scienziati ed economisti di diversi Paesi, animati dal trovare una soluzione al problema, mettano insieme le loro competenze per garantire uno sbocco positivo ad una realtà sempre più difficile da affrontare e risolvere. Un’urgenza da inserire negli appuntamenti dei vari G7 o G8 previsti prossimamente.

 

Photo Afp/Timur Matahari