Tutti possiamo e dobbiamo contribuire a contrastare un fenomeno criminale come il traffico di esseri umani. Lo ha detto ieri Papa Francesco durante l’Angelus, facendo memoria della giornata dedicata a santa Giuseppina Bakhita. Ed è anche il messaggio che hanno voluto lanciare le religiose del network internazionale Talitha Kum, durante la marcia simbolica che da Castel Sant’Angelo ha raggiunto piazza San Pietro, con uno striscione che invitava ad accendere una luce contro la tratta. 

«Together against human trafficking!»: questo il grido delle suore e dei laici, comprese alcune famiglie, che lungo il corteo hanno invitato tutti a prendere parte alla lotta contro il traffico di esseri umani. Il messaggio centrale è che ognuno di noi può contribuire a contrastare un fenomeno tuttora diffuso a livello internazionale, prendendo coscienza della lunga catena di responsabilità, dai trafficanti ai clan, a chi costringe in Europa, uomini e donne a subire gravi violazioni della libertà personale.

La Giornata internazionale di preghiera contro la tratta cade l’8 febbraio in ricordo di Santa Bakhita, la donna che nel 1800 venne venduta e comprata come schiava fino a giungere in Italia e infine decidere di farsi suora tra le canossiane.

Il Papa durante l’Angelus ha pregato con i fedeli in piazza, invocando proprio la protezione di santa Bakhita per le persone che ancora oggi sono in catene.

«Bisogna unire le forze per vincere questa sfida – ha detto il pontefice –  Faccio appello soprattutto ai governi, ma noi tutti possiamo e dobbiamo collaborare».

Suor Gabriella Bottani, comboniana, coordinatrice di Talitha Kum, ieri ha guidato la marcia verso san Pietro, ma già qualche giorno prima in conferenza stampa aveva ricordato che esiste una tratta interna, nei Paesi poveri, legata ai clan famigliari. Ed è soprattutto su questo livello che il network di suore lavora per debellare il commercio di esseri umani.

C’è poi uno sfruttamento delle donne nei Paesi in cui arrivano, in Occidente, che è nostro compito non alimentare e aiutare a scardinare.

Giuseppina ‘Bakhita’, ‘fortunata’, nasce in Sudan nel 1869. Viene rapita a sette anni e venduta più volte come schiava subendo violenze di ogni genere.

Nel 1882 Giuseppina è comprata a Kartum dal console Italiano Calisto Legnani e arriva in Italia dove farà la bambinaia in casa di una famiglia facoltosa.

Quando la famiglia si sposta sul Mar Rosso, Bakhita resta con la loro bambina presso le Suore Canossiane di Venezia: è qui che conosce la fede cristiana e il 9 gennaio 1890, chiede il battesimo prendendo il nome di Giuseppina.