“Maria ha appena ricevuto la notizia che le ha cambiato la vita: essere la madre di Dio. E cosa fa? ‘Maria si alzò e andò’, ossia, anzichè farsi custodire e sentirsi al centro del mondo, capisce che lei stessa deve andare verso il mondo. Alzarsi ha il sapore della resurrezione anche per noi tutti”.

E’ il Vangelo di Luca – con il brano della visitazione di Maria commentato da don Mario Diana – ad aprire l’incontro della mattinata con i giovani, confluiti a Roma da tutte le diocesi per partecipare alla formazione annuale di Missio Giovani.

Stavolta l’iniziativa ha per titolo ‘How To…’, ossia come operare concretamente e ‘missionariamente’ nel proprio territorio per essere animatori della missione.

Don Mario Diana, assistente nazionale del Movimento studenti dell’Azione Cattolica di Bari-Bitonto guidando la catechesi, ha stimolato i giovani chiedendo loro:

“quali sono i sussulti della nostra vita? Siamo capaci di mettere nero su bianco la nostra gioia o siamo rassegnati?”.

A questa due-giorni di incontro che si conclude domani sono presenti oltre sessanta giovani impegnati nell’animazione missionaria nelle parrocchie, in diocesi e nelle équipe di pastorale giovanile, chiamati ad incontrarsi di nuovo dal vivo.

“Sono stanco di accettare quello che dicono di noi giovani: che siamo ‘gli sdraiati’, cresciuti coccolati e ovattati dalla generazione precedente. Io non mi voglio rassegnare a questa idea – ha detto don Mario Diana –

Io sono sicuro che il motivo per cui ciascuno di voi sceglie di alzarsi la mattina è quello di avere un grande sogno. E i nostri sogni sono sintonizzati con i bisogni dei fratelli”.

Significativa la testimonianza della mattina di Marco Fazari, giovane della diocesi di Roma:

“La missione a me ha salvato la vita – ha raccontato Marco – mi sono reso conto che sarei potuto diventare un ingranaggio del sistema che impone sostanzialmente di comprare e di consumare: la missione invece mi ha dato l’opportunità di capire che c’è un altro modo di vivere”. E qual è questo modo di intendere l’esistenza?

“Quello di incontrare l’altro e incontrare Dio in mezzo agli altri. In Tanzania ma anche in Romania e in Perù io ho trovato Dio nelle vite degli altri”.

Tommaso Galizia, vicedirettore di Missio ha spiegato ai ragazzi il senso delle domande che erano contenute in un questionario riservato a loro:

“Per parlare di missione dobbiamo parlare di Chiesa ma che cos’è la Chiesa? – ha chiesto Galizia – Un popolo che Dio desidera convocare da tutti i confini della terra tramite il battesimo che ci rende appieno membri della Chiesa. E chi sono i missionari? Tutti noi, non c’è dubbio: tutti coloro che hanno ricevuto il battesimo”.

Ancora Galizia:

La vita ce l’ha donata Dio e ci ha pensato e concepito fin dall’eternità. Esiste un destino eterno d’amore per ciascuno di noi e ognuno di noi battezzati ha il compito di essere un piccolo riflesso dell’amore di Dio per noi”.

Sia Galizia che don Giuseppe Pizzoli, direttore di Missio hanno puntato l’attenzione sull’universalità della missione e sull’unicità delle Pontificie Opere.

“Non ci mettiamo in competizione con altri gruppi e congregazioni che fanno missione – ha detto don Giuseppe – ricordiamo che le Pontificie Opere Missionarie sono le uniche che aiutano in ambito di attività pastorali della Chiesa, finanziando quello che gli altri non finanziano.

Ad esempio far studiare i seminaristi o costruire una cappella”.”.

“La Chiesa bella è quella universale e la Giornata missionaria mondiale ha il senso di farci sentire parte di un’unica famiglia”, ha spiegato.

“E’ commuovente trovarmi in una parrocchia di periferia di Bafatà con la messa domenicale, con 100 cristiani su 120 battezzati presenti, e vedere che nella penultima domenica di ottobre pregano per tutti i missionari e danno la loro offerta per i missionari nel mondo”.

Eleonora Borgia di Missio Giovani è intervenuta nel pomeriggio spiegando quali siano concretamente gli strumenti di animazione messi a disposizione di Missio per i ragazzi e come ritrovare sul sito.

“Cosa possiamo fare quando ritorniamo a casa? – ha chiesto Eleonora – Anche laddove non c’è un territorio fertile di missione si può portare un bagaglio che consentirà di iniziare delle attività.

Se mettiamo in rete tutte le nostre iniziative sul territorio, sapete che contagio potente può generarsi?”.