Anagni saluta oggi, con i funerali nella cattedrale celebrati dal vescovo, monsignor Lorenzo Loppa, il suo amato don Giuseppe Ghirelli, spentosi a 68 anni dopo lunga malattia, per molti anni punto di riferimento dell’Azione Cattolica della regione della Ciociaria, dopo che per sei anni era stato in Africa per aiutare i poveri fondando centri di assistenza.
Ordinato sacerdote nel 1978 ad Anagni, don Peppe come lo chiamavano affettuosamente tutti, era un uomo di grande spiritualità e in occasione della celebrazione di 25 anni di sacerdozio aveva regalato agli amici un suo pensiero: «Non si viene al mondo senza uno scopo. Un amore infinito di Padre ci previene e, chiamandoci all’esistenza, assegna a ciascuno una strada, la sua strada. Riuscire nella vita non vuol dire arricchire, diventare potenti, ottenere notorietà. Significa percorrere quella strada, quale che sia fino in fondo». La via che don Peppe ha seguito con coerenza e amore è stata quella della missione che lo ha portato nel 2014 come fidei donum in Africa, in Etiopia, dove ha messo in piedi il Centro pastorale di Adaba a cui fanno capo molte iniziative di formazione per i giovani, la scuola della missione, il centro neuro psichiatrico di Robe, la Casa famiglia e molte iniziative. Per lui valorizzare il territorio significava non solo promozione umana ma anche un cambiamento di prospettive per la popolazione locale: «le migrazioni ci sono sempre state e continueranno inarrestabili ma ci vuole qualcuno che concretamente li aiuti nella loro terra. Questo è il lavoro dei missionari: far crescere il seme del Vangelo nel cuore degli uomini per costruire un mondo più giusto e in pace» scriveva agli amici nel 2019.
Negli anni don Peppe, già direttore del Centro Missionario Diocesano di Anagni- Alatri, ha avuto molti rapporti con la Fondazione Missio. Nel 2015 aveva realizzato con l’aiuto di Missio Ragazzi un progetto nella Prefettura apostolica di Robe, a favore delle scuole e dei bambini che le frequentano. Nella città di Dello Mana, nella zona Sud-Est dell’Etiopia ai confini con la Somalia, in un territorio a prevalenza mussulmano, la presenza della Chiesa cattolica è un piccolo seme di speranza per quasi tre milioni di abitanti.
«La nostra Chiesa ha presentato alle autorità locali della zona del Bale – scriveva don Peppe – un progetto agricolo basato sullo sviluppo della coltura ed uso della moringa, pianta che cresce nei climi caldi ed aridi, dalle foglie commestibili che sono un importante integratore alimentare». Il lavoro per migliorare il servizio scolastico si accompagnava a quello per incrementare la produzione agricola «in attesa della plantatio ecclesiae, la nascita di una comunità cristiana, c’è e va più che bene la plantatio moringa, manioca e carrubo. Così il Regno di Dio si fa presente attraverso le piante che il buon Dio mette a disposizione per dare cibo ai suoi figli».
Durante un incontro del 2018 presso la Fondazione Missio, don Peppe aveva parlato dei traguardi e delle difficoltà della sua missione in Etiopia, ricordando la sua esperienza di parroco ad Adaba. A partire dall’apprendimento (a 60 anni) della lingua dell’etnia oromo che abita quella regione del Sud est dell’Etiopia, dove vivono 30mila abitanti in maggioranza musulmani, con una buona presenza di ortodossi, dove i cattolici sono solo una esigua minoranza. La fede robusta di questo prete ciociaro dal cuore africano è sempre stata un segno forte speranza e di Vangelo, in una zona che don Peppe definiva «periferica, isolata, abitata da pastori tradizionalmente insediati in zone rurali, dove non c’è internet, luce, acqua e passa solo una strada asfaltata che dopo 500 chilometri arriva ad Addis Abeba». La missione gli aveva insegnato l’umiltà, la semplicità dell’annuncio, l’abbraccio ai nuovi battezzati. Ripeteva che «l’essenziale da comunicare agli altri per aprire un dialogo con la comunità. Qui prima che un prete sei un cristiano che scopre le ragioni della sua fede».
La Fondazione Missio lo ricorda con le parole del vescovo di Anagni, monsignor Loppa: «Ora, don Giuseppe sta riposando nella Pace del Signore. E’ stato infatti esempio vivido di disponibilità, generosità e per sei anni è stato missionario in Etiopia dove ha dimostrato un immenso spirito di abnegazione».