Ciao sono Sonia, vengo da Padova, e questa estate ho vissuto l’esperienza missionaria di Missio Giovani. Tutto è cominciato dalla scelta, a novembre 2018, di intraprendere il percorso “Viaggiare x Condividere” del Centro missionario diocesano di Padova; una serie di incontri mensili formativi per conoscere più da vicino la missione. Il mio desiderio di viaggiare e conoscere nuove e diverse culture è diventato sempre più forte con il susseguirsi degli incontri. Il percorso prevedeva la possibilità di fare un viaggio e, dopo molti momenti di dubbi e incertezze, ho scelto come meta la Thailandia, o meglio, la Thailandia ha scelto me. Credo ci sia un disegno Divino per ognuno di noi, basta (af)fidarsi. 

Passaporto pronto e valigia ancora vuota. Mi rendevo conto del tipo di viaggio che avrei fatto ogni volta che qualcuno mi chiedeva dove sarei andata in vacanza quest’estate. Ma io non mi aspettavo di fare una vacanza ma di vivermi molto di più, qualcosa di diverso. Questo mi entusiasmava ma allo stesso tempo mi impauriva per le difficoltà che di sicuro avrei trovato. E, forse, proprio il pensiero di mettermi in gioco con la voglia di scoprire e di scoprirmi, mi ha dato sempre più la carica. 

Eravamo un gruppo di 17 giovani dai 18 ai 30 anni provenienti da tutta Italia. 

Siamo rimasti insieme un paio di giorni presso la Catholic Mission a Chiang Mai, dove abbiamo assaporato non solo i primi frutti esotici ma soprattutto la spiritualità della cultura buddista visitando qualche tempio. Ci siamo divisi poi in quattro piccoli gruppi e abbiamo vissuto in comunità diverse per due settimane. 

Assieme ad altre tre ragazze ho alloggiato presso la Holy Family Catholic Centre a Mae Sai dove sono presenti un centinaio di bambini/e e ragazze dai 6 ai 15 anni provenienti da villaggi distanti alla quale viene data la possibilità di frequentare la scuola a pochi passi dalla comunità. Le ragazze adolescenti che non vanno più a scuola, lavorano con la macchina da cucire e ricamano creando oggettistica da poter vendere per trarne sostentamento per il centro. 

Tutti mi chiedevano: “Cosa vai a fare lì?” Si pensa sempre di partire con l’idea di ‘fare’ ma alla fine quello che importava era ‘stare’, vivere con loro la quotidianità. Abbiamo condiviso molti momenti: dalla celebrazione della S. Messa prima di accompagnarli a scuola ai giochi del pomeriggio all’aperto, la cena e le serate danzanti. Non riuscivamo a capirci per la diversità della lingua ma non è stato un problema, bastava un abbraccio, tanti sorrisi e divertirsi insieme! Sorrisi che nascondevano una sofferenza eppure non ci sono stati mai negati. C’è stato un vero e proprio scambio culturale: abbiamo imparato da loro parole in lingua thailandese e abbiamo insegnato loro parole e canzoni in lingua italiana, abbiamo condiviso pietanze tipiche del nostro Paese e le nostre papille gustative hanno retto ai loro sapori piccanti. Ho imparato da loro a togliermi le scarpe non solo come segno di rispetto ma anche per sporcarmi e vivermi pienamente ogni momento. 

Abbiamo trascorso tre giorni nei villaggi del nord passando dalle distese di risaie alle piantagioni di caffè e tè, palme di banani verde smeraldo e terra rossa dove abbiamo conosciuto l’etnia Akha e la condivisione è stata ancora più intensa: una lingua diversa, danze tipiche, varie celebrazioni per festeggiare il giorno dell’Assunzione, molti momenti conviviali attorno ad un tavolo di bambù, seduti per terra a gambe incrociate, con una grande foglia di banano come tovaglia e tante ciotole dove condividere il cibo. 

Il tempo scorreva lentamente con poche parole e lo riempivi con sguardi, strette di mano, un inchino. Ma quello che ci legava fortemente era la fede, la stessa fede cristiana e la voglia di fare comunione anche se in pochi.

Due giorni prima del ritorno ci siamo riuniti tutti a Bangkok, una metropoli dove si scontra tradizione e modernità, templi dorati e grattacieli, dove piano piano inizi a sentirti a tuo agio e hai paura di dimenticare tutto ciò che hai vissuto in quelle terre povere ma ricche di umanità.    

Passati due mesi da quel viaggio nella terra del sorriso, sorrido ancora ricordando i colori e i volti di una terra che mi ha attesa, accolta e abbracciata. Ero uno straniero eppure ho ricevuto ospitalità, attenzione, cura, fiducia, rispetto: tutto mi è stato donato. Il vero viaggio però comincia sempre dal ritorno, lo spirito della missione continua: accoglienza, adattamento, ascolto e condivisione. Mi porto a casa la consapevolezza che l’ascolto è più importante del dire, un sorriso donato vale più di mille parole, la diversità è ricchezza e bellezza!  

KOP KHUN KHA Thailandia

Sonia