L’impegno di continuare la sua missione, Gesù l’ha affidato a degli uomini, agli apostoli. “Tuttavia, in questi uomini e per mezzo di essi, lo Spirito Santo rimane il trascendente soggetto protagonista della realizzazione di tale opera  nello spirito dell’uomo e nella storia del mondo”. Così ha scritto san Giovanni Paolo II nel cap. III della Redemptoris Missio, l’ultima enciclica papale sull’impegno missionario della chiesa. Questa affermazione riceve piena conferma negli Atti degli Apostoli, dove leggiamo: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e in Samaria e fino ai confini della terra” (At. 1,8). Quante volte negli Atti si trova il riferimento allo Spirito Santo! E’ Lui che scende sugli apostoli nel giorno di pentecoste e mette in moto quegli uomini semplici e li rende coraggiosi e sapienti, fino a mettere in difficoltà gli stessi anziani del sinedrio, come avvenne quando Pietro, pieno di Spirito Santo, parlò davanti al sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti: “Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato” (At 4,8-9).

Lo Spirito santo ha reso gli apostoli “testimoni  e profeti (At. 1,8; 2,17s), infondendo in loro una tranquilla audacia che li spinge a trasmettere agli altri la loro esperienza di Gesù e la speranza che li anima. Lo Spirito dà loro la capacità di testimoniare Gesù con franchezza” (RM n 24).

Uno degli esempi più toccanti dell’opera dello Spirito negli Atti degli Apostoli è il diacono Santo Stefano, “uno dei sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza”, il quale, “pieno di grazia e di fortezza”, testimoniò fino al martirio la sua fede davanti al sinedrio e ai suoi falsi accusatori, perdonando, come Gesù, i suoi lapidatori.

E poi il diacono Filippo, uno dei primi esempi di apertura del cristianesimo a gente non appartenente al popolo ebraico, quando, avvicinandosi al funzionario della regina di Candace, gli spiega i testi cristologici di Isaia e poi lo battezza (cfr. At 8). Sull’apertura del vangelo ai credenti di origine non ebrea, è incredibile la vicenda del centurione Cornelio, il quale fa chiamare Pietro in casa sua, e, dopo essere stato istruito sulla vicenda di Gesù, riceve lui stesso con tutta la sua famiglia lo Spirito Santo, prima ancora che Pietro lo battezzi. Fu la prima grande impensabile dichiarazione dell’universalità della salvezza in Cristo, nella storia dell’evangelizzazione (cfr. At 10-11).

Anche Paolo è uno degli esempi straordinari di ciò che lo Spirito ha operato in coloro che a Lui si sottomettevano. Messo a parte dallo Spirito assieme a Barnaba nella chiesa di Antiochia (cfr. At 13), Paolo divenne uno strumento impensabile e poderoso dello Spirito di Cristo per portare il vangelo fino agli estremi confini della terra, lui che da persecutore divenne forse il più grande missionario che la storia del cristianesimo abbia conosciuto.

Grammaticalmente, il soggetto di una frase è colui che fa l’azione, colui che compie un gesto, che suscita una scelta, che fa un discorso, che dà un mandato, che sostiene un progetto. La chiesa riconosce nello Spirito Santo Paraclito il vero soggetto-protagonista della missione lungo i secoli. Ma essa sa, anche, che, fin dai suoi inizi, lo Spirito Santo suscita nei discepoli di Cristo che si “sottomettono alle sue ispirazioni”, il desiderio e la disponibilità a testimoniare con coraggio, amore e saggezza (cfr. 2Tim 1,7) la propria fede, dando ragione della speranza che abita il proprio cuore (cfr. 1Pt 3,15).

Papa Francesco, con l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, spinge tutti i credenti ad essere testimoni di Gesù, nella forza dello Spirito: “Evangelizzatori con Spirito vuol dire evangelizzatori che si aprono senza paura all’azione dello Spirito Santo. A Pentecoste, lo Spirito fa uscire gli Apostoli da se stessi e li trasforma in annunciatori delle grandezze di Dio, che ciascuno incomincia a comprendere nella propria lingua. Lo Spirito Santo, inoltre, infonde la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente. Invochiamolo oggi, ben fondati sulla preghiera, senza la quale ogni azione corre il rischio di rimanere vuota e l’annuncio alla fine è privo di anima. Gesù vuole evangelizzatori che annuncino la Buona Notizia non solo con le parole, ma soprattutto con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio….. Come vorrei trovare le parole per incoraggiare una stagione evangelizzatrice più fervorosa, gioiosa, generosa, audace, piena d’amore fino in fondo e di vita contagiosa! Ma so che nessuna motivazione sarà sufficiente se non arde nei cuori il fuoco dello Spirito. In definitiva, un’evangelizzazione con spirito è un’evangelizzazione con Spirito Santo, dal momento che Egli è l’anima della Chiesa evangelizzatrice” (EG 259-261).