Una mente attenta, una laica dell’Ottocento attenta ai cambiamenti dei tempi, con una visione universale della missione della Chiesa. Questa era Paolina Jaricot (Lione 1799 – 1862) fondatrice due secoli fa dell’Opera della Propagazione della Fede, la prima delle Pontificie Opere Missionarie (POM). Già dichiarata venerabile da papa Giovanni XXIII nel 1963, il 26 maggio scorso papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto riguardante il miracolo attribuito alla sua intercessione.

L’arcivescovo monsignor Giampietro Dal Toso, presidente delle POM e segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha commentato la notizia, spiegando che questo «è un momento di grande gioia per le Pontificie Opere Missionarie in tutto il mondo. Siamo estremamente felici perché la Congregazione per le cause dei santi ha reso noto il riconoscimento del miracolo attribuito a Pauline Jaricot, laica francese, fondatrice della Pontificia Opera per la Propagazione della Fede. E’ un passo molto importante: significa che il suo impegno per la missione, fatto di preghiera e carità, parla ed è ancora significativo oggi per la Chiesa universale».

Nata nella Francia segnata dai travagli della grande Rivoluzione, era ultima di sette fratelli, uno dei quali, Philéas diventa sacerdote nelle Missioni Estere di Parigi e parte per la Cina. Dai suoi racconti comprende la necessità di aiutare, grazie alla preghiera e alle offerte, i missionari che annunciano il Vangelo in terre lontane: nascono i primi gruppi di operaie che animano il “Rosario vivente” a sostegno dei missionari prima in Medio Oriente e poi in tutto il mondo.

Paolina intuisce che il problema della cooperazione missionaria non è quello di aiutare questa o quella missione, ma tutte, senza distinzione. La rete di fedeli da lei creata gioca un ruolo importane nello sviluppo del movimento missionario francese del XIX secolo e lo espande in pochi anni in molti Paesi europei e del mondo cristiano. La sua vita è interamente dedicata a sviluppare la sensibilità missionaria nelle famiglie e per questo si consuma fino alla morte nel 1862 nella povertà e nel nascondimento. Ma il suo lavoro rimane solido, cresce e papa Benedetto XV trasferisce la sede dell’Opera da Lione a Roma, dandole il titolo di “pontificia”.

«Era una donna di profonda fede e virtù cristiana, con un particolare amore per l’adorazione eucaristica e la preghiera del Rosario» sottolinea padre Tadeusz J. Nowak, OMI, segretario generale dell’Opera della Propagazione della Fede, che continua: «Durante la sua vita, ha sopportato molte sofferenze, sia fisiche che spirituali. Tuttavia nonostante le prove è rimasta ferma nella sua dedizione e perseveranza per il lavoro che ora è una rete mondiale a sostegno della sollecitudine del Santo Padre per le missioni e le giovani Chiese nei territori di missione. È rimasta una laica dedita al servizio di Cristo e della Sua Chiesa, profondamente impegnata nell’evangelizzazione del mondo. Ora intercederà per l’intera Chiesa, ma avrà sicuramente un posto speciale nel suo cuore per tutti i membri della rete mondiale di preghiera e carità che ha fondato: mentre il mondo si trova nella crisi provocata dalla pandemia, c’è grande speranza e gioia nella certezza della comunione dei Santi. La nostra amata fondatrice, Pauline, che presto sarà proclamata beata, continua a guidare la meravigliosa opera delle Pontificia Opera Missionaria per la diffusione della Buona Novella nel mondo».