Il premio Nobel per la pace, assegnato stamani ad Oslo, è andato al premier etiope Abiy Ahmed, in carica dell’aprile del 2018.

Il primo ministro si è adoperato fin dall’inizio per ricercare un’intesa con l’Eritrea, finalizzando un negoziato di pace molto atteso.

L’assegnazione del Nobel ad Abiy Ahmed è certamente un riconoscimento alla sua lungimirante politica estera, ed è anche un invito ad altri leader africani a seguire una simile strada di riconciliazione, democrazia e apertura.

Il premier Abiy è molto amato dentro e fuori l’Etiopia: da quando è entrato in carica ad aprile dell’anno scorso ha rivoluzionato dall’interno il proprio Paese, rimuovendo anche alcuni fra gli “intoccabili” più controversi e ha favorito la svolta delle donne al potere in Etiopia.

Simon Allison per il Mail&Guardian del Sudafrica scrive che «il futuro dell’Etiopia, un Paese di 107 milioni di abitanti, dipende dal successo o dal fallimento del suo ambizioso programma di riforme, e le possibili ricadute, in caso positivo, andranno ben oltre i confini del Paese».

Mantenendo la promessa di creare un Paese «democratico, rappresentativo e rispettoso dello stato di diritto», Abiy ha creato un modello contemporaneo per la gestione delle transizioni da un sistema monopartitico a un governo del popolo.