E’ dedicato al Poverello d’Assisi il numero di maggio della rivista per ragazzi “Il Ponte d’Oro”.

Lo slogan di copertina “Come frate Francesco” invita senza indugi a considerarlo un uomo da cui imparare, facendo tesoro dei suoi insegnamenti.

L’occasione di riflessione si ispira al fatto che il prossimo anno saranno otto secoli da quando san Francesco ha chiuso gli occhi alla terra e li ha aperti al Cielo. Aveva, infatti, solo 44 anni quando “sorella Morte”, come la chiamava egli stesso, lo rapì. Ma dal 2023 al 2026 si ricordano altri quattro anniversari della sua vita: l’approvazione della Regola francescana; il primo presepe, allestito da Francesco a Greccio; le stimmate, ricevute a La Verna; la composizione del Cantico delle Creature, preghiera risalente al 1225.

Il dossier sviscera tre episodi della vita del patrono d’Italia e, per ognuno, evidenzia l’insegnamento che anche i bambini possono trarvi, propone un esempio di chi ha già imparato da Francesco, suggerisce un’attività da realizzare per interiorizzare al meglio i contenuti presentati.

A san Francesco è dedicata anche la biografia a fumetti: con un originale espediente narrativo, a raccontare la sua breve e intensa vita sono gli elementi del Creato, considerati dal Poverello “fratelli e sorelle”.

L’editoriale ricorda come maggio sia il mese dedicato a Maria: “In tutto il mondo – si legge – l’umanità si affida alla benevolenza e alla tenerezza di Maria: tutti i santuari e le chiese che nel mondo sono dedicati alla Madonna confermano questo diffuso sentimento popolare”. Qualche esempio? Il santuario di Sheshan in Cina, quello di Aparecida in Brasile, Saidnaya in Siria, Boya in Guinea Conakry, Meryem Ana in Turchia. Di quest’ultimo si parla in particolare nella rubrica “Viaggio in…” che nel numero di maggio accompagna nel Paese cerniera tra Europa e Medio Oriente.

Infine un approfondimento sul popolo Saharawi, attraverso l’intervista a Ahmed Salama Bechri, giovane di 35 anni cresciuto in provincia di Pisa da quando ne aveva 11, che non ha mai potuto mettere piede nella sua terra, il Sahara Occidentale. Molto spesso, però, va a trovare la sua famiglia nella regione algerina di Tindouf, nei campi profughi, dove è nato e ha trascorso la sua infanzia. E qui scatta foto meravigliose. E’ lui a spiegare perché i saharawi non possono abitare nella loro terra.

Ma nel numero c’è molto altro, non ti resta che scoprirlo sfogliandolo.

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