«Il mistero dell’Ascensione, insieme all’effusione dello Spirito nella Pentecoste, imprime e trasmette per sempre alla missione della Chiesa il suo tratto genetico più intimo: quello di essere opera dello Spirito Santo e non conseguenza delle nostre riflessioni e intenzioni». Lo afferma papa Francesco nel lungo e articolato messaggio rivolto alle Pontificie opere missionarie (Pom). «È questo il tratto che può rendere feconda la missione e preservarla da ogni presunta autosufficienza, dalla tentazione di prendere in ostaggio la carne di Cristo – asceso al Cielo – per i propri progetti clericali di potere», osserva il Santo Padre. «Quando nella missione della Chiesa non si coglie e riconosce l’opera attuale ed efficace dello Spirito Santo, vuol dire che perfino le parole della missione – anche le più esatte, anche le più pensate – sono diventate come ‘discorsi di umana sapienza’, usati per dar gloria a se stessi o rimuovere e mascherare i propri deserti interiori».

Nelle parole di Francesco emerge il costante richiamo allo Spirito e a Gesù: «La salvezza non è la conseguenza delle nostre iniziative missionarie e nemmeno dei nostri discorsi sull’incarnazione del Verbo». Infatti «i testimoni, in ogni situazione umana, sono coloro che attestano ciò che viene compiuto da qualcun altro. In questo senso, e solo in questo senso, noi possiamo essere testimoni di Cristo e del suo Spirito».

Il testo (diffuso oggi, 21 maggio 2020, solennità dell’Ascensione) è suddiviso in paragrafi: “La gioia del Vangelo”; “Le Pom e il tempo presente. Talenti da sviluppare, tentazioni e malattie da evitare”; “Le insidie da evitare”; “Consigli per il cammino”.

Nel messaggio di Bergoglio si alternano richiami, incoraggiamenti, moniti, persino denunce. Ricorda, ad esempio, che la verità e la fede, la felicità e la salvezza «non sono un nostro possesso, un traguardo raggiunto per meriti nostri», per questo «il Vangelo di Cristo può essere annunciato solo con umiltà».

Segue un ulteriore richiamo: «Un cuore missionario riconosce la condizione reale in cui si trovano le persone reali, con i loro limiti, i peccati, le fragilità, e si fa debole con i deboli». Francesco argomenta: «La Chiesa non è una dogana e chi in qualsiasi modo partecipa alla missione della Chiesa è chiamato a non aggiungere pesi inutili sulle vite già affaticate delle persone, a non imporre cammini di formazione sofisticati e affannosi per godere di ciò che il Signore dona con facilità. Non mettere ostacoli al desiderio di Gesù, che prega per ognuno di noi e vuole guarire tutti, salvare tutti».

Il papa indica varie tentazioni dalle quali guardarsi fra le quali l’“autoreferenzialità” e l’“ansia di comando”. E poi: «Le organizzazioni autoreferenziali ed elitarie, anche nella Chiesa, finiscono spesso per puntare tutto sull’imitazione dei modelli di efficienza mondani, come quelli imposti dalla esasperata competizione economica e sociale»; il funzionalismo «garantisce l’illusione di ‘sistemare i problemi’ con equilibrio, tenere le cose sotto controllo, accrescere la propria rilevanza, migliorare l’ordinaria amministrazione dell’esistente». «Ma una Chiesa che ha paura di affidarsi alla grazia di Cristo e punta sull’efficientismo degli apparati è già morta… Non possono esistere burocrati o funzionari della missione».

Dieci i “suggerimenti pratici” per il cammino futuro (qui brevemente richiamati), da porre in cima all’agenda missionaria. 1) “Per quello che potete, e senza farci sopra troppe congetture, custodite o riscoprite l’inserimento delle Pom in seno al Popolo di Dio, la loro immanenza alla trama di vita reale in cui sono nate”. 2) «Suggerisco di fare in modo che l’impianto essenziale delle Pom rimanga quello legato alle pratiche della preghiera e della raccolta di risorse per la missione, prezioso e caro proprio per la sua elementarità e la sua concretezza». 3) «Le Pom sono e vanno vissute come uno strumento di servizio alla missione nelle Chiese particolari, nell’orizzonte della missione della Chiesa, che abbraccia sempre tutto il mondo. In questo consiste il loro contributo sempre prezioso all’annuncio del Vangelo». 4) «Il servizio svolto dalle Pom porta per sua natura gli operatori a contatto con innumerevoli realtà, situazioni ed eventi che fanno parte del grande flusso della vita della Chiesa, in tutti i continenti. In questo flusso ci si può imbattere in tante pesantezze e sclerosi che accompagnano la vita ecclesiale, ma anche nei doni gratuiti di guarigione e consolazione che lo Spirito Santo dissemina nella vita quotidiana». 5) «La gratitudine davanti ai prodigi che opera il Signore tra i suoi prediletti, i poveri e i piccoli a cui Lui rivela le cose nascoste ai sapienti (Mt 11,25-26), può rendere più facile anche per voi sottrarsi alle insidie dei ripiegamenti autoreferenziali e uscire da se stessi, seguendo Gesù». 6) Riguardo alla raccolta di risorse per aiutare la missione «ho già richiamato il rischio di trasformare le Pom in una Ong tutta votata al reperimento e allo stanziamento dei fondi. Questo dipende dal cuore con cui si fanno le cose, più che dalle cose che si fanno». 7) «Riguardo all’uso delle donazioni ricevute, vagliate sempre con appropriato sensus Ecclesiae la redistribuzione dei fondi a sostegno di strutture e progetti che realizzano in vario modo la missione apostolica e l’annuncio del Vangelo nelle diverse parti del mondo» e in tal senso «si tenga sempre conto delle reali necessità primarie delle comunità». 8) «Riguardo ai poveri, anche voi non dimenticatevi di loro La predilezione per i poveri e i piccoli fa parte fin dall’inizio della missione di annunciare il Vangelo». 9) «Le Pom, con la loro rete diffusa in tutto il mondo, rispecchiano la ricca varietà del ‘popolo dai mille volti raccolto dalla grazia di Cristo, con il suo fervore missionario. Fervore che non è intenso e vivace sempre e dovunque alla stessa maniera. E comunque, nel condividere la stessa urgenza di confessare Cristo morto e risorto, si esprime con accenti diversi, adattandosi a diversi contesti». 10) «Le Pom non sono nella Chiesa un’entità a sé stante, sospesa nel vuoto. Tra le loro specificità che conviene sempre coltivare e rinnovare c’è il vincolo speciale che le unisce al vescovo della Chiesa di Roma, che presiede nella carità. È bello e confortante riconoscere che questo vincolo si manifesta in un lavoro condotto in letizia, senza cercare applausi o accampare pretese». Il papa soggiunge: «Continuiamo ad andare avanti insieme, contenti di avanzare tra le prove grazie ai doni e alle consolazioni del Signore. Mentre, ad ogni passo, riconosciamo in letizia di essere tutti servi inutili, a partire da me».

Come si diceva, il messaggio del Papa è veramente ricco, profondo e per tale ragione richiederà futuri approfondimenti.

Per una lettura del testo: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2020/documents/papa-francesco_20200521_messaggio-pom.html