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Carissimi, il contagio del Covid-19 non sembra aver grande effetti in Roraima-Brasile (finora è registrato un morto e 42 persone positive). Ma il Brasile è grande e il contagio si sta propagando con 553 morti e 12 mila casi confermati.  Noi missionari fidei donum di Padova stiamo bene. Le attività pastorali in Roraima, compresa la celebrazione della messa, sono sospese in maniera completa dal 22 marzo per evitare la propagazione del virus. Le autorità civili hanno disposto misure di prevenzione da metà marzo, spingendo all’isolamento sociale. Mi pare che il popolo brasiliano abbia accettato di buon aggrado, forse perché sconcertati dalle scene che arrivavano dall’Italia e dal resto del mondo. Ma visto il basso numero di contaminazione attuale, già varie attività commerciali hanno riaperto, anche se con delle misure di precauzione e il clima nella strada non è certo di isolamento totale. Difatti, se anche qui arrivasse una contaminazione con qualche numero più alto, l’unica via di uscita sarà quella che usavano anche i nostri antichi: affidarsi alla Divina Provvidenza, perché il sistema sanitario pubblico non ha le condizioni per affrontare un’emergenza di questo tipo.

Le comunità lungo il fiume hanno chiuso l’accesso di visite e così abbiamo sospeso la visita prevista per la Pasqua. Pure le comunità indigene tentano di isolarsi, ma la situazione è molto complicata: alcuni indigeni vivono in città precariamente e sono molto mobili, spostandosi continuamente verso l’interno. La frontiera con i paesi vicini è aperta solo per alcuni casi (commercio e altre funzioni). Quello che più preoccupa sono i campi profughi del popolo venezuelano a Boa Vista (capitale di Roraima) e la frontiera stessa. La chiesa da subito ha seguito le indicazioni del governo locale chiudendo i raduni (le indicazioni del Presidente del Brasile sono contradditorie rispetto quelle dell’isolamento che predica il suo ministro della sanità) e così ci stiamo attrezzando per dare un supporto spirituale via telematica. Celebriamo la messa in diretta facebook (siamo come delle formiche rispetto i canali televisivi “cattolici”) per mantenere unito lo spirito della comunità locale. Anche qualche telefonata accorcia le distanze. Trovo più difficile celebrare la messa senza la presenza delle persone della comunità: mi pare dover fare un altro tipo di sforzo per non diventare “meccanico”. Siamo preoccupati per i tanti lavoratori informali: credo siano la maggioranza e non sappiamo come stanno sopravvivendo, anche se il governo ha promesso, a partire da oggi, un aiuto economico per qualche mese. Che la Pasqua di Gesù venga a ridonarci presto l’abbraccio e il sorriso: sta facendo molta “saudade”! Abraço virtual a tutti i missionari!

 

don Luigi Turato

Fidei donum di Padova a Caracaraí, Roraima- Brasile