La stretta di Pechino su Hong Kong, con l’approvazione in Parlamento della controversa “legge sulla sicurezza nazionale“, non è una sorpresa per la regione semiautonoma cinese. Ma genera molte perplessità tra i nostri missionari in loco, e preoccupazione tra la gente, per il futuro della libertà di pensiero.

“Il provvedimento era nell’aria da tempo – ci spiega al telefono padre Renzo Milanese del PIME da Hong Kong – anche perchè in questo periodo di emergenza per il Coronavirus, ad Hong Kong i controlli sono aumentati e la paura del virus è stata occasione per intensificare la repressione del dissenso”.

La proposta appena avallata dal Congresso Nazionale del Popolo (il Parlamento cinese) di fatto consente a Pechino di mettere a punto unilateralmente un provvedimento rivolto ad Hong Kong, che sulla carta serve a garantire maggiore ‘sicurezza’ per la Cina, ma autorizzerà la repressione di qualsiasi manifestazione di dissenso. Per la popolazione di Hong Kong, che aveva tanto osteggiato la legge sull’estradizione in Cina lo scorso anno, radunando una compagine di persone molto variegata, questo provvedimento è visto come una anticipazione della perdita di indipendenza. La formula ‘un Paese, due sistemi’ su cui si è retta finora la fragile semi-autonomia di Hong Kong, rischia di infrangersi.

“Mi chiedo se questo approccio del governo centrale cinese sia un atto di forza o di debolezza, poichè in questi mesi è apparso a tutti molto in difficoltà per la gestione della questione Covid-19. Molte persone ad Hong Kong stanno da tempo iniziando ad emigrare, perchè i rischi sono aumentati”, argomenta ancora padre Milanese.

Il missionario ci spiega che le attività legate alla parrocchia e alle messe nella città di Hong Kong riprenderanno a breve: “il primo giugno si potrà di nuovo celebrare l’eucaristia”, conferma lui, e per i padri del Pime questa è una grande gioia, anche se da febbraio ad oggi la loro attività parrocchiale non si è mai fermata.

Padre Renzo è parroco della chiesa della Madre del Buon Consiglio di Kawloon: in questi mesi i padri, assieme ai volontari, hanno continuato con la Caritas a fornire aiuti a coloro che non potevano sostenere economicamente il peso del lockdown.

“Hong Kong è una città genericamente ricca, ma anche qui ci sono sacche di emarginazione e povertà”, dice.

Padre Renzo è un missionario innamorato della cultura e della società cinese nella quale vive: porta avanti da 47 anni una missione poco nota in una delle regioni asiatiche più significative e cariche di tensione. Passata dalla Gran Bretagna alla Cina nel 1997, Hong Kong non è uno Stato ma una sorta di “zona franca” cinese, tanto da godere di uno “statuto speciale”.

Negli anni è riuscita a mantenere la propria autonomia e a prosperare in un cantuccio popolatissimo della costa meridionale asiatica, tra il delta del Fiume delle Perle e il Mar Cinese Meridionale.

Padre Milanese è uno dei 29 missionari del Pime che ancora vivono nella penisola: “Eravamo una comunità consistente fino a 50 anni fa – racconta il missionario –. La diocesi di Hong Kong era affidata al Pime prima, ora ricade sotto l’amministrazione del vescovo e noi collaboriamo con lui”.