I giovani impegnati nella missione e innamorati del continente africano non si rassegnano alle diseguaglianze e alla povertà “endemica” dell’Africa.

«Noi non accettiamo la povertà come un dato di fatto, come una condizione di vita ineluttabile, senza vie d’uscita: noi nutriamo un pensiero di cambiamento», dice Giovanni Rocca, 26 anni, responsabile della sezione giovanile della Fondazione Missio.

«Quando in estate porto i gruppi di giovani per l’esperienza missionaria in Africa, vedono tutto il paradosso di questa povertà e fanno necessariamente un passo oltre: si chiedono se sia possibile un’alternativa e me lo chiedo anch’io. Forse noi, pur avendo ancora 20 anni, non riusciremo neanche a vederlo il cambiamento, ma sappiamo che è possibile!».

Il segretario nazionale di Missio Giovani ragiona sulle possibili strade da percorrere per uscire fuori dalla trappola «di sistemi economici e logiche finanziarie di indebitamento, che incastrano l’Africa. Noi sappiamo che i Paesi africani si pongono nei nostri confronti in una relazione di sudditanza e non ci sembra giusto».

Il papa, dice Rocca, «va a fondo, porta alla luce la radice dei problemi, parla di sistemi economici iniqui». Ma la soluzione non può arrivare dall’alto. «Metterci in ascolto e in collegamento con i giovani africani è un primo passo», dice Rocca.

Creare un «varco, un’alleanza, tra noi ragazze e ragazzi italiani, e i tantissimi giovani africani che si battono per una prospettiva di vita migliore, è possibile. Non è facile, forse, ma sono certo che sia possibile, anche aiutati dai social e dai nuovi canali di comunicazione».

Al momento, dice Rocca, «siamo tutti dentro questa trappola macro-economica: solo che noi europei la guardiamo dal versante della ricchezza, possiamo godere degli aspetti di “privilegio” di questo sistema, e gli africani ne rimangono schiacciati».

Come fare allora per immaginare un mondo “altro”? Per il momento «possiamo pensare a dei microprogetti, ad una economia dal basso, ad una strategia da formichine. A livello inconscio, ogni volta che noi giovani di Missio andiamo in Africa, facciamo un viaggio di non ritorno: non ci basterà mai più sapere che la povertà esiste, ma non la vogliamo, noi vogliamo invertire la rotta. Ognuno di noi farà qualcosa nel suo piccolo per generare un cambiamento».

L’Africa – 54 Stati distribuiti all’interno di un continente che ha un’età media di 19 anni – possiede energie molto potenti ma una redistribuzione del reddito praticamente inesistente.

«I giovani di Missio che vengono con noi in estate sentono di star facendo un viaggio surreale: non ci crediamo a quello che vediamo e non ci vogliamo fermare a questo!».