“Esiste una fragilità che siamo chiamati ad abitare” e che non può essere “risolta” nè elusa in nessun modo. E che però può venire “accompagnata dall’azione dello Spirito Santo“. Poichè “spinge il nostro sguardo oltre il ‘qui ed ora‘, oltre la sofferenza ed oltre la fragilità della morte“.

Con questa riflessione sulla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (8, 18-25) (“lo Spirito che viene in aiuto alla nostra debolezza”), monsignor Giuseppe Satriano, vescovo di Bari-Bitonto e presidente di Missio, ha aperto la 19esima edizione delle Giornate nazionali di formazione e spiritualità missionaria in corso ad Assisi. 

Gli interventi del pomeriggio, con il benvenuto di don Giuseppe Pizzoli, direttore di Missio, agli ospiti in sala e a quelli che seguono i lavori da casa (il convegno dal titolo “Missionari di Speranza, testimoni e profeti” è trasmesso anche in diretta zoom), hanno scandagliato il tema della fragilità umana, quella ‘buona’ (che porta con sè dolore ma anche redenzione), e quella che nostro malgrado ci spinge all’inerzia. 

Sia monsignor Satriano che la teologa Laura Verrani (con il commento e la lettura di un brano biblico dal profeta Aggeo), nonchè don Marco Galante, cappellano dell’ospedale della diocesi di Padova, hanno fatto appello all’essenzialità che restituisce senso alla vita, passando per la relazione umana.

E se la resilienza “è quella capacità di stare in piedi, nonostante tutto”, questa capacità ci è data dall’intravedere un orizzonte che ancora non c’è, dice il vescovo.

“La speranza è la passione per il possibile, è un ponte tra quanto vediamo e un futuro che siamo chiamati a scrivere con la nostra vita. E’ un’avventura che ci aspetta”.

Durante il momento di dibattito finale, quando si è confrontato con don Marco Galante, monsignor Satriano ha evocato l’importanza della cura come contraltare della ‘sicurezza’ (sine cura).

Ed ha ricordato la sua recente esperienza di sofferenza dovuta alla pandemia, quando anche lui ha contratto il virus.

“Ci sono tante cose inutili che riempiono la nostra vita, ma che vengono cancellate in un attimo.

L’essenziale, ciò che dà consistenza alla vita, è la dimensione della cura, e della relazione”, ha concluso monsignor Satriano.