Il 20 luglio 2000, il Parlamento italiano istituì la “Giornata della Memoria”, da celebrarsi ogni anno in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico, dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Successivamente, nelle celebrazioni per la “Giornata della Memoria” si fece confluire anche il ricordo del genocidio perpetrato dai nazisti contro: gay, rom, disabili, Testimoni di Geova, oppositori politici prigionieri di guerra e chiunque altro essere umano fosse considerato allora un nemico da eliminare. L’iniziativa parlamentare riconosceva il giorno 27 gennaio, (data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz da parte dei soldati dell’Armata Rossa), come la data per ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), e fare memoria delle inique leggi razziali volute dal regime fascista, della persecuzione verso i cittadini ebrei, degli italiani che subirono la deportazione, la prigionia, la morte. Nel novero dei perseguitati c’erano anche coloro che pur appartenendo a schieramenti politici diversi, si opposero al progetto nazista di sterminio di intere comunità e, a rischio della propria vita, salvarono molte persone, proteggendo i perseguitati di ogni nazione, credo politico e religioso.

L’annuale iniziativa, legata alla memoria nazionale della nostra Patria, ha in se il coraggioso compito di conservare nel presente e nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia nel nostro Paese, affinché simili eventi non possano e non debbano mai più accadere. La memoria storica è un bisogno e un dovere per prendere coscienza, per capire e quindi non commettere mai più gli stessi errori. Visto che è considerata una data-simbolo a livello internazionale, diventa fondamentale porre l’attenzione sull’importanza della memoria storica e su cosa dovrebbe rappresentare per ciascuno di noi. Inizialmente erano state avanzate due opzioni, il 16 ottobre, data del rastrellamento del ghetto di Roma, e il 5 maggio, data della liberazione di Mauthausen, ma venne scelto il 27 gennaio per la portata evocativa che la liberazione del Campo di Auschwitz rappresentava per l’Europa. Questa giornata serve per interrogarsi sul perché della Shoah, ovvero del disegno nazista di cancellare l’intera comunità ebraica dall’Europa, e su quale sia la lezione che tutti dovremmo imparare e tramandare. La paura del diverso e l’antisemitismo sono germi facili da seminare ma soprattutto, difficili da estirpare.

Oggi possiamo contare sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo per proteggerci da simili derive, ma è sufficiente? La crescente attenzione che in ogni parte del mondo è rivolta ai diritti umani è dovuta soprattutto allo loro sistematica violazione. Questi diritti devono essere garantiti e difesi. Difesi soprattutto da ogni forma di potere ottuso e assoluto. Non dobbiamo dimenticare che la politica del genocidio non è iniziata né terminata con la Seconda guerra mondiale. Partendo dal noto genocidio dei nativi americani, passando dal meno noto genocidio degli aborigeni Tasmaniani ad opera degli inglesi, considerato il primo genocidio “moderno”, fino ad arrivare a quelli più recenti, dagli armeni alle vittime dei gulag sovietici, dalle pulizie etniche nella ex Jugoslavia e nel Ruanda, ai desaparecidos dell’America Latina, e – triste evento dei nostri giorni – degli Yazidi dell’Irak.

Questi tragici avvenimenti sono solo alcuni esempi che si possono fare per dimostrare come l’assenza di democrazia, la deriva nazionalista e razziale possano facilmente riportare a galla orrori ritenuti il retaggio di un remoto passato. Scriveva Primo Levi, ricordando la sua prigionia nei campi di sterminio nazista: «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre».

Ricordiamocelo il prossimo 27 gennaio!