Aver riaperto, sebbene in maniera plateale, la questione irrisolta di Gerusalemme, ha costretto il mondo intero a ragionare sulle alternative negoziali per la Palestina. E a fare il punto sullo stato dei lavori, riscoprendo una solidarietà insperata col popolo palestinese, che evidentemente nel corso degli anni si è andata rafforzando.
Almeno per quanto riguarda i movimenti della società civile e l’opinione pubblica.
La novità più evidente, come fa notare Nadia Hijab dell’International Middle East Media Center, è che negli ultimi dieci anni è cambiata la posizione di molti ebrei americani.
Questo significa che al di là delle sparate violente di Trump negli Stati Uniti c’è una componente interna all’ebraismo contraria all’occupazione della Cisgiordania e di Gaza, che rema decisamente contro l’oscurantismo trumpiano.
La più grande opposizione il presidente americano la subisce da quegli stessi protagonisti del mondo ebraico che lui pretende di rappresentare in Medio Oriente. E’ chiaro, si tratta di una frangia marginale. Ma non poi così tanto. Si muove bene come attivismo politico e non se ne può non tenere conto.
Il fenomeno del BDS – boycott, divestment and sanctions (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) che piaccia o no, è una realtà in crescita. Si tratta di un movimento nato in Palestina nel 2004 e divenuto internazionale.
Negli Usa vi aderisce il gruppo Jewish Voice for Peace della California.
Il BDS, oltre al boicottaggio academico, boicotta le imprese che fanno affari con quella parte di Israele impegnata ad occupare la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est. Il sistema delle colonie e tutto quello che ruota attorno ai settler è illegale non solo dal punto di vista del Diritto internazionale ma anche da quello economico. Più che i rimbrotti delle Nazioni Unite sono le sanzioni economiche a scoraggiare l’apartheid. E in questo il Sudafrica insegna.
Ma è proprio adesso più che mai che Gerusalemme ha bisogno del sostegno dei cristiani di tutto il mondo: questo è il momento di non lasciare sola la Città Santa.
Nei giorni delle feste l’ex Custode di Terrasanta, padre Pizzaballa, ha invitato i pellegrini a non abbandonare l’idea di visitare Gerusalemme.
«Insieme al Padre Custode – spiega l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme – abbiamo pensato che sia bene a dire a tutti voi pellegrini, a tutti coloro che hanno Gerusalemme nel cuore, che il pellegrinaggio in Terra Santa è sicuro e che le immagini e che avete visto in televisione non dicono la verità di bellezza, di tranquillità e di serenità che invece c’è a Gerusalemme».
Pizzaballa invita quindi «a ripensare ancora nuovamente al vostro pellegrinaggio a Gerusalemme, a fare questa bellissima esperienza di fede e questa importante e meravigliosa forma di solidarietà alla comunità cristiana di Terra Santa».