Suor Anna Maria Crivellari ha un sorriso che contagia; bastano alcune parole per capire il carattere di questa intraprendente suora veneta. Ha maturato la sua vocazione in famiglia, tra le cose semplici e belle della vita. I testimoni di fede più significativi sono stati i suoi genitori, e la comunità parrocchiale è stato il grembo dove le domande della prima giovinezza hanno trovato una risposta nei servizi della catechesi, dell’animazione e dell’attenzione ai più bisognosi.

Suor Anna Maria Crivellari

«Ho lasciato la mia casa a 21 anni per entrare a Verona nella Congregazione delle Piccole Figlie di San Giuseppe. La mia formazione è avvenuta negli anni dal 1972 al 1975; specialmente durante lo juniorato ho avuto il contatto con le opere della congregazione: a me erano più consone quelle educative e perciò fui inserita nella scuola, prima materna, poi elementare».

Il contesto cristiano in cui è cresciuta l’ha posta spesso di fronte all’esperienza delle sorelle che partivano e tornavano dalle missioni in Kenya e in Brasile. «Erano per me un esempio, le ascoltavo con interesse e gioia, ero in ascolto ma nello stesso tempo timorosa. Percepivo che quando avessi detto “sì”, sarebbe stato un impegno forte, non di mezze misure. Poi quelle parole, non so se sentite o intuite, che mi hanno conquistato: “Ogni cristiano non può non essere missionario”. Da allora non sono più stata in pace». Questa inquietudine nel tempo si fa preghiera e la Parola di Dio ogni volta è un fascio di luce, un vento che la spinge oltre ogni timore. E poi non ha più avuto paura, ha preso carta e penna e ha scritto. Ma si sa, la Provvidenza fa il suo corso, spesso dipana i nostri giorni a nostra insaputa: la domanda rimase nel cassetto dei superiori per ben dieci anni. «Forse non ero ancora pronta o non era la mia ora. Eppure altre sorelle partivano e tornavano. Però ero tranquilla perché mi sentivo disponibile. Il Capitolo generale del 1994 è l’incrocio fondamentale per la mia vocazione missionaria. La Congregazione infatti diede l’ok per un’apertura verso il mondo dell’Est europeo. Non era “missione di primo annuncio” ma servizio ai cattolici di queste zone, molto importante per mantenere, nutrire, consolidare la loro fede e tenere il rapporto con la Chiesa di Roma. Ecco il senso della nostra presenza: vivere la fede da Chiese sorelle respirando con i due polmoni nel corpo mistico di Cristo che è la Chiesa Universale». Fu scelta la Chiesa della Georgia. «Qui la Chiesa era in rinascita – racconta suor Anna Maria – e di nuova formazione dopo la possibilità di accesso alla fede dalla caduta del Muro di Berlino. Erano presenti già da due anni i padri Stimmatini di Verona. Anche noi Piccole Figlie siamo arrivate in tre nel 1996. Dai corsi frequentati precedentemente al Pontificio Collegio Russicum a Roma ci eravamo rese conto fin da subito che la nostra doveva essere una presenza delicata e particolare».

Georgia, cuore del Caucaso

La Georgia conta oggi poco meno di quattro milioni di abitanti, è situata sul crinale tra Europa e Asia e si affaccia strategicamente sul Mar Nero; il 25 dicembre del 1991 fu riconosciuta la sua indipendenza. Visitando questa terra, balza agli occhi la sua straordinaria bellezza naturale. Si racconta, infatti, una leggenda secondo la quale Dio concesse al popolo georgiano proprio questa terra: mentre stava distribuendo dei territori ai popoli del mondo, i georgiani erano seduti a una lunga tavola imbandita di pietanze e vino, impegnati in una grande festa. Dio disse loro che ormai tutte le terre erano state distribuite, i georgiani risposero che erano arrivati in ritardo perché avevano brindato in onore di Dio Onnipotente. Il Signore, felice di questa risposta, decise di regalare a quel popolo allegro e festoso la parte di Terra che aveva riservato per sé. Una terra molto simile al Paradiso, per i suoi monti immacolati, le verdi colline e le valli fertili. Gli amanti della natura qui rimangono incantati, chi s’interessa di storia e cultura ha l’imbarazzo della scelta: antiche chiese e monasteri, musei e siti archeologici. La Georgia è stata un’importante zona di contatto tra diverse culture, sulla grande Via della Seta, ha accolto in sé il fascino dell’Oriente e l’eleganza dell’Occidente, qui s’incrociano le tradizioni e le religioni di tanti popoli, formando una cultura unica in tutto il mondo. La storia di questo popolo è fatta, oltre che di glorie, anche di grandi sofferenze, guerre, occupazioni, soprusi a cui ha saputo sopravvivere. Un esempio è la sua fede: pur nelle invasioni, circondato dall’islam, ha mantenuto la fede cristiana. «Anche oggi il popolo georgiano – sottolinea suor Anna Maria – è fortemente orgoglioso pur nella sofferenza di politiche che non lo aiutano a crescere in un progresso economico serio e programmato, senza parlare del fronte sociale e culturale. Molti emigrano per trovare situazioni migliori di vita, ma lasciano in patria i propri familiari che non possono vivere l’unità della famiglia e ciò ha non poche ripercussioni sul loro futuro».

Ascolto e accompagnamento delle comunità

«Da 23 anni ci troviamo a Kutaisi, nella parte Occidentale verso il Mar Nero. Il nostro servizio si svolge qui in città e nelle sei parrocchie a noi affidate. Siamo spesso sulla strada per spostamenti di diversi chilometri per incontrare le persone nelle comunità, piccole e spesso travagliate, ma sempre carichi di una sorprendente attesa che arrivi il sacerdote e la suora a portare Gesù. La nostra azione si allaccia anche a tutta la diocesi per il servizio alla Chiesa prima di tutto per realizzare i vari impegni del programma pastorale (liturgia, Caritas, famiglia, giovani, ecc.)».

Stando al loro fianco respiro la compartecipazione profonda del cuore, un lavoro nascosto ma continuo e quotidiano. Tutto ciò regala alla piccola comunità religiosa entusiasmo e motivi per rimanere e amare. Nell’ambito del servizio vero e proprio sono nate, nelle varie parrocchie, diverse attività di carità e di attenzione sociale: ambulatorio medico con assistenza anche a domicilio, distribuzione di vestiti e viveri, mensa per i poveri, consegna di pasti a domicilio per chi non ha nessuno ed è malato, dormitorio per i senzatetto. Si è iniziato anche un programma di disintossicazione per alcoolisti, così pure un consultorio familiare con un’attenzione alle mamme in attesa e l’aiuto ai bambini piccoli e grandi con il Centro per ragazzi in difficoltà. I laboratori di ricamo a mano e di falegnameria sono per imparare un lavoro e in parte per sostenere la missione. In ognuno di questi ambiti suor Anna Maria e le consorelle sono presenti curando anche la formazione di collaboratori laici.

Il mese scorso la Chiesa Cattolica che è in Georgia ha vissuto la terza Assemblea sinodale con l’attenzione alla necessità dell’inculturazione, specialmente nella spiritualità, nella società e nella vita delle persone. Questi appuntamenti annuali servono a tenere desta la responsabilità in ciascun membro delle comunità, perché ognuno s’impegni a portare il proprio contributo nella vita ecclesiale.

Dialogo ecumenico, cammino aperto

Il dialogo ecumenico è proprio fatto di piccoli passi che muovono la storia, è un cammino aperto e da scrivere quotidianamente. «Papa Francesco, in visita nel 2016, racconta suor Anna Maria, ci ha indicato una strada: essere una Chiesa che non si abbandona al pessimismo, che si spende e va verso gli altri, che non sta ferma, ma è in continuo movimento. Qualche volta corriamo il rischio di non coltivare pienamente la speranza cristiana, perché siamo pochi, perché siamo minoranza. Le stime che risalgono al 2017 dicono che siamo appena 50mila cattolici. Il papa ci ha chiesto di essere una Chiesa che non si abitua al “tran-tran”, ma ha capacità di guardare il futuro senza paure. Lui ha sentito la nostra fatica, però diceva anche che dobbiamo andare incontro a tutti. Coltivare il dialogo con la Chiesa ortodossa e ricercare modalità sempre nuove per arrivare all’unità. E’ la scelta della nostra Chiesa e non vogliamo rinunciare a testimoniare ciò che ci appartiene». Papa Francesco ha dato una carica di speranza a tutto il popolo georgiano con il suo viaggio nel 2016, anche se le difficoltà del dialogo con la Chiesa ortodossa rimangono palesi, ma l’augurio è quello di perseverare lanciando ponti e parole di pace e unità.

L’opera delle Piccole Figlie di San Giuseppe s’innerva nella continuità di un servizio ammirevole e generoso verso tutto il popolo. Il sogno di suor Anna Maria, è che si continui questa missione e che la sua Congregazione doni ancora nuove forze perché si possa narrare l’intraprendenza dello Spirito che lavora alacremente nelle situazioni più disparate. Non è di certo una missione roboante e chiassosa, anzi: ricama storie di grazia indicibile e cuce nel silenzio e nel nascondimento vicende di misericordia e riconciliazione.