Il battesimo è un dono al centro della vita. Ne hanno dato testimonianza, in apertura della seconda giornata del Forum di Sacrofano, don Bledar Xhuli, sacerdote della diocesi di Firenze, nato in Albania sotto il regime comunista da famiglia atea di origine islamica. Dopo il crollo del Muro di Berlino è fuggito dal suo Paese per venire in Italia in cerca di un futuro. Aveva sedici anni e, racconta <<vivevo da clandestino, non sapevo dove andare, dormivo alla stazione di Firenze, o sotto un ponte dell’Arno, chiedevo la carità, mangiavo alla Caritas. Bussavo alle porte, anche a quella della parrocchia di don Giancarlo Secchi che mi ha chiesto: “Chi sei?”>>. Di qui comincia la vita nuova di don Xhuli che studia, frequenta la chiesa e sceglie di diventare cristiano preparandosi a ricevere il battesimo e <<quello che mi sembrava un traguardo era invece un punto di partenza. Mi chiedevo: ma Dio cosa vuole che io faccia? Grazie al battesimo ho sentito anche la chiamata al sacerdozio, oggi mi sento in missione nella mia parrocchia, soprattutto sul fronte della formazione pastorale dei bambini. La parrocchia è luogo di missione>>.

Dopo questa intensa testimonianza è stata la volta di Gregoir Ahongbonon, filantropo beninese che ha dedicato la sua vita alla cura e al recupero dei malati di mente nel suo Paese. Pur non essendo né medico né psichiatra in 35 anni ha salvato 70mila persone strappate alle catene di una emarginazione senza speranza. Racconta Gregoir: <<Sono stato battezzato da bambino e a16 anni sono andato in Costa d’Avorio, a scuola non avevo voglia di studiare. Mi dedicavo al lavoro e non pensavo alla Chiesa. In un momento buio della vita ho pensato di suicidarmi, ma ho incontrato un missionario, che mi ha ricordato l’importanza del battesimo e delle missione ad esso legata. Incontra il Cristo sofferente nella solitudine di un malato di mente in cerca di cibo tra i rifiuti e da allora scopre i tanti volti dell’emarginazione tra i malati in ospedale abbandonati dalle famiglie, o addirittura nascosti come tabù dietro porte chiuse dai genitori stessi. Gregoire mostra una pesante catena che per sette anni è rimasta legata al collo di un malato prima che lui lo trovasse e lo ripulisse dai vermi che brulicavano nelle sue piaghe. Curati e portati a ritrovare la dignità di persone, in molti oggi sono diventati infermieri dei molti Centri che Ahongbonon segue in Benin e in Togo.

Infine don Giuliano Zanchi, Segretario della “Fondazione Adriano Bernareggi” di Bergamo ha parlato del “Battesimo in cammino” ricordando che <<battesimo e testimonianza missionaria sono intrinsecamente legati, sia nel lungo arco della storia della Chiesa, che oggi, mentre stiamo vivendo un tempo di transizione radicale e repentina. Dal Concilio la Chiesa è cambiata tantissimo, e da documenti come la Lumen Gentium e la Gaudium et Spes comprendiamo che la nuova dignità dei laici nell’ambito della Chiesa è fondata proprio sul battesimo. Il riallineamento del Concilio ha rilanciato la titolarità di tutti i battezzati alla missione. Con le nuove coordinate dell’annuncio che passando attraverso l’ecumenismo e il dialogo e dall’ad gentes arrivano all’intra gentes>>.

In chiusura del programma, la Santa Messa presieduta dal cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli che ha ricordato che lo slogan “Battezzati e inviati” è stato scelto dallo stesso papa Francesco. In chiusura del Mese Missionario Straordinario che alcune diocesi del mondo hanno deciso di prolungare per un anno, lo slogan ricorda che il battesimo è il segno di appartenenza alla fede di Cristo e l’invio missionario riguarda tutti i battezzati che assumono su se stessi l’impegno di evangelizzare. <<Senza missione la Chiesa si riduce ad una organizzazione non governativa. – ha detto il prefetto durante l’omelia – La storia della missione è piena di uomini e donne generosi che partivano, spesso ad vitam, per amore del Vangelo. Dalla loro testimonianza sono nate le giovani Chiese. Ora la missione non si muove più lungo le direzioni Nord – Sud del pianeta ma è diffusa perché ogni battezzato è missionario e deve portare testimonianza nel mondo, a quei tre quarti di umanità che ancora non conoscono il Vangelo>>.