In ogni numero di “Popoli e Missione”, all’interno dell’Inserto PUM, a firma della nostra collaboratrice Loredana Brigante viene pubblicato un articolo che presenta un Centro missionario diocesano (CMD). Volentieri lo rilanciamo anche sul sito di Missio, certi che possa essere un’occasione di conoscenza vicendevole e uno stimolo di confronto per tutti i Centri missionari delle varie diocesi d’Italia. Questa nuova “Finestra sulle diocesi” accompagna nel Centro missionario diocesano di Reggio Emilia – Guastalla.

Don Marco Ferrari è il direttore del Centro missionario diocesano (CMD) di Reggio Emilia – Guastalla. Accanto a lui, nel suo ufficio, un vescovo spagnolo, Saveriano, da 10 anni pastore della diocesi di Alto Solimões, in Brasile. È il miracolo della missione, che sa unire i popoli e rendere vicine le persone e le realtà, al di là delle distanze.

«Sono venuto in Italia per il Giubileo dei vescovi, e non potevo non fare visita alla nostra Chiesa sorella», dice monsignor Adolfo Zon Pereira, raccontandoci un rapporto che dura dal 1966, prima nello Stato di Bahia e, dal 2019, nella foresta Amazzonica.

Un territorio che si estende per 131 chilometri quadrati e presenta varie sfide, a partire dalla difficoltà di raggiungere villaggi e parrocchie. «Nel tratto di fiume di 353 chilometri ci sono comunità che possiamo visitare solo con la barca, tre, cinque volte l’anno», così come facevano don Gabriele Burani e gli altri sacerdoti.

«I fidei donum emiliani sono sempre stati una presenza preziosa per la diocesi di Alto Alto Solimões, soprattutto perché – come diceva papa Francesco – l’Amazzonia ha bisogno di essere contemplata. E loro hanno saputo mettersi in ascolto. Perché la fede non la porti da fuori: Dio è già presente in quelle culture e ci precede; bisogna solo aspettare».

Nel frattempo, la Chiesa locale, in sinergia con il Centro missionario di Reggio Emilia – Guastalla, investe sul capitale umano. «Formiamo i fedeli affinché si sentano responsabili e vengano garantite l’autonomia e la continuità pastorale. È faticoso, ma non desistiamo. Grazie a Dio, ogni comunità si sta adoperando per avere i suoi ministri per la catechesi e, riguardo alla pastorale vocazionale, da Manaus ci vengono in aiuto accogliendo i nostri seminaristi nel loro Seminario maggiore».

È l’altro miracolo della missione, quello della sinodalità, che si realizza, per esempio, «quando vescovo, missionari, religiose/i e laici si incontrano per tracciare insieme il cammino e invocare il soffio dello Spirito».

In una diocesi che, quest’anno, celebra non solo l’anno giubilare, ma anche i 115 anni dal primo decreto (che rendeva prefettura apostolica il suo territorio), monsignor Adolfo Zon Pereira si considera felice e grato. «Questa gente – dai Ticuna ai Kokama, ecc. – mi ha insegnato che si può vivere dell’essenziale e dare un significato anche alla sofferenza».