Ogni missionario passa dal momento in cui sogna la missione a quello in cui risponde: «Eccomi, manda me». Quest’espressione è scritta nel Libro biblico del profeta Isaia ma è anche il titolo del Messaggio che papa Francesco ha redatto per la 94esima Giornata Missionaria Mondiale, che si celebra oggi in tutta la Chiesa. Ed è la stessa risposta che dette don Giuseppe Pizzoli, sacerdote della diocesi di Verona, oggi direttore generale della Fondazione Missio (organismo pastorale della Cei), quando il suo vescovo gli telefonò per chiedergli la disponibilità a partire per il Brasile: «Quel momento è stato per me una scossa, perché la missione era un sogno che doveva diventare una risposta coraggiosa. In quel momento è cambiata la mia vita, come per chiunque si consegna nelle mani di Gesù e si lascia guidare dallo Spirito».

Era il 1992 quando don Pizzoli partì per la missione ad gentes, con destinazione João Pessoa, capitale dello Stato di Paraiba (Brasile), in una parrocchia di periferia abitata da 80mila persone. Per lui cominciava «un’esperienza di vita completamente nuova. E qui le ipotesi sono due: o scappi, o ti butti fidandoti del Signore e lasciandoti guidare dallo Spirito».

Con questo bagaglio, don Pizzoli è oggi responsabile delle scelte missionarie che la Chiesa italiana compie. Nello specifico, anche dell’animazione missionaria della Giornata Missionaria Mondiale che ogni parrocchia è chiamata a vivere.

«I due elementi richiesti a ciascun battezzato per sostenere la missione universale sono la preghiera e la solidarietà», spiega don Pizzoli, riferendosi anche allo slogan che Missio ha lanciato per vivere l’Ottobre missionario: “Eccomi, manda me. Tessitori di fraternità”. Queste parole «ricordano l’invio al quale il Signore ci chiama: un invio a creare fraternità nel mondo. Abbiamo scelto il tema pensando alla volontà di Dio che tutti gli uomini siano una sola famiglia. Con una Provvidenza inattesa, il papa ha da poco diffuso la sua ultima enciclica sulla fraternità, tema particolarmente urgente e di spessore missionario importante».

Per diventare tessitori di fraternità nel proprio quotidiano, l’invito è quello della preghiera: «Quanti missionari – si chiede il direttore di Missio – devono ogni giorno affrontare difficoltà, a volte anche a rischio della vita? Eppure, sentono la vicinanza e la forza della comunità cristiana che con la preghiera li incoraggia e li sostiene».

La solidarietà è l’altro aspetto che non può essere dimenticato: «Capisco che oggi sia particolarmente difficile fare un’offerta, perché la crisi è di tutti. Ma proprio per questo, in Paesi dove già le difficoltà erano immani – aggiunge don Pizzoli – la pandemia ha complicato ancora di più la vita quotidiana e là spesso manca l’essenziale. Quest’anno, quindi, nonostante le nostre difficoltà, credo che si debba fare uno sforzo in più: non possiamo chiudere gli occhi davanti ai nostri fratelli».

Un’esortazione che rimbalza in tutte le chiese durante le celebrazioni eucaristiche odierne: le offerte raccolte oggi in Italia e nel mondo sono destinate al Fondo Universale di Solidarietà delle Pontificie Opere Missionarie, un modo per sostenere indistintamente tutti i missionari delle giovani Chiese del Sud del mondo (non uno in particolare, con il quale si è gemellati o si ha uno speciale rapporto di amicizia), senza distinzione né particolarismi. Un modo perché ogni cristiano viva la propria vocazione missionaria di battezzato, diventando tessitore di fraternità con tutti i missionari, nessuno escluso.

(Quest’articolo è stato pubblicato dal quotidiano Avvenire domenica 18 Ottobre, per la Giornata Missionaria Mondiale).